Ciclismo: nel blitz del Nas trovato il nandrolone

I carabinieri hanno rinvenuto lo steroide anabolizzante durante le perquisizioni Ieri Patrick Fellet si è presentato dai militari dell’Arma. Il padre: «Niente doping»
Di Giacinto Bevilacqua

TREVISO. La sostanza dopante che, al momento, sorregge il castello accusatorio dell’inchiesta giudiziaria che ha investito il cycling team “T-Vb” di Latisana si chiama nandrolone. È quanto emerge dalle pochissime notizie filtrate dalla Procura di Udine, a seguito dalle 17 perquisizioni condotte dai carabinieri del Nas nella giornata di giovedì scorso e culminate nel sequestro di una montagna di medicinali e documentazione, sia cartacea sia informatica, e nella notifica dei primi - e per ora unici - tre avvisi di garanzia al team manager del club, Mattia Vairoli, 28 anni, originario di Domodossola, ma residente a Caneva (Pordenone), e ai due corridori Martin Vairoli, 21, di Trasquera (Verbania) e Patrick Fellet, 20, di Cordignano.

Il prodotto, uno steroide anabolizzante, a quanto appreso, è stato trovato nel corso del blitz della settimana scorsa ed è ora all’esame degli esperti del Nucleo antisofisticazioni e sanità, coordinati dal capitano Antonio Pisapia. Riscontri non meno importanti sono attesi dall’analisi del resto dei farmaci e della marea di comunicazioni e messaggi di posta elettronica finiti sotto sequestro al termine delle perquisizioni eseguite a tappeto non soltanto a casa dei tre indagati.

Due le ipotesi di reato finora ipotizzate dal sostituto procuratore Claudia Finocchiaro, titolare del fascicolo, entrambe in violazione dell’articolo 9 comma 1 della legge 376 del 2000 “Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping”. Al team manager Vairoli e al ciclista Martin Vairoli sarebbe contestato l’illecito procacciamento e somministrazione di sostanze a effetto dopante, mentre Fellet sarebbe chiamato a rispondere di illecita assunzione di sostanze a effetto dopante.

«Ci hanno coperto di vergogna, ma Patrick è pulito». Tiziano Fellet, padre dell’under 23 Patrick, scagiona il figlio dalle accuse più infamanti. Patrick, accompagnato da mamma e papà, ieri ha rilasciato una deposizione spontanea al Nas di Udine in cui ha esposto la sua versione dei fatti. Il gesto di maturità sarebbe stato apprezzato dagli inquirenti che hanno così ricavato nuovi dettagli utili per il prosieguo dell’inchiesta. Mentre il ventenne di Cordignano è sotto shock, ritenendosi raggirato dal team manager Mattia Vairoli, 28nne originario di Domodossola con un passato da dilettante, residente a Caneva, a parlare è papà Tiziano. «A testa alta ci siamo presentati dal Nas perché mio figlio è assolutamente pulito» afferma papà Fellet «Lo provano due fatti: Patrick è stato sottoposto a controllo antidoping al termine della gara di apertura a San Michele di Piave e venerdì scorso, all’indomani della visita del Nas, ha rifatto tutti gli esami del sangue risultando del tutto pulito. Sono stato direttore sportivo di categorie giovanili e ai miei figli ho trasmesso la cultura dell’antidoping. Patrick è sempre stato molto attento nell’assumere medicinali per evitare di ingerire sostanze proibite tanto è vero che l’anno scorso, colpito dal batterio Helicobacter, ha rallentato la guarigione per non rischiare». Giovedì mattina, a casa Fellet, alle 6.30 hanno suonato il campanello due Nas e due carabinieri. Oltre a vitamine e a integratori, Patrick avrebbe consegnato spontaneamente agli agenti anche due pastiglie. «Le aveva ricevute da Vairoli ma, non fidandosi, le aveva lasciate nel cassetto della scrivania senza assumerle» testimonia Tiziano Fellet «Ho un dubbio su queste due pastiglie» ha fatto Patrick al Nas «in effetti sono risultate dopanti. Patrick ha fatto male a lasciare il team Bibanese cedendo alle lusinghe che Vairoli gli ha messo in testa ma non ha mai assunto niente di proibito. Ora speriamo che la vicenda finisca presto, Patrick ha solo voglia di tornare a correre perché il ciclismo è la sua vita da 15 anni. È stato ingannato ma è giusto che i responsabili paghino fino in fondo». Le intercettazioni telefoniche alleggerirebbero la posizione di Fellet sul quale, tuttavia, è pronta a calare la mannaia della giustizia sportiva. (g.b.)

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