Cepele, dalla Liventina al debutto con l’Albania «Andrà lontanissimo»

MOTTA DI LIVENZA
Un altro talento ex Liventina fa parlare di sé in campo internazionale. Lui è Ramen Cepele, difensore classe 2003, nato a Conegliano ma di origini albanesi. Mercoledì scorso, nell’amichevole vinta 2-1 contro il Kosovo, è entrato nella storia della nazionale albanese diventando il più giovane debuttante di sempre, con i suoi 17 anni, 7 mesi e 22 giorni. Ha giocato 90 minuti da titolare con grande personalità, ricambiando appieno la fiducia del commissario tecnico Edy Reja, che conosciamo bene anche da queste parti. Cepele ora è un giocatore dell’Hannover: in Germania è arrivato dopo l’esperienza all’Inter.
In precedenza, 5 anni nel settore giovanile della Liventina, dove lo ricordano bene. «Ramen a Motta ha fatto la scuola calcio, la categoria Esordienti e il primo anno dei Giovanissimi. È andato via al compimento del quattordicesimo anno per trasferirsi all’Inter, con cui abbiamo una solida collaborazione. Mi ricordo che era un buon giocatore e molto determinato. Come società siamo contenti perché anche molti altri ragazzi, cresciuti nel nostro settore giovanile, hanno fatto o stanno facendo un percorso importante nei professionisti», afferma Bruno Foscan, presidente dei biancoverdi.
Bruno Cover, storico responsabile scouting della Liventina, racconta invece l’approdo di Cepele in riva al Livenza: «Lo vidi ad un torneo Pulcini a Conegliano, mentre giocava con la società Lourdes. In genere i difensori non destano molta attenzione, si tende infatti ad osservare maggiormente i centrocampisti e gli attaccanti. Ma io, essendo un ex difensore, mi soffermo pure su di loro. In lui si notavano una certa predisposizione fisica e la voglia di fare. Quando il genitore è venuto a proporsi per portarlo a Motta, ho detto che andava bene. Pian piano abbiamo notato sempre più qualità nel giocatore».
«A fare la differenza era la voglia di imparare, di mettersi a disposizione. Ragazzo piuttosto taciturno, difficile strappargli un sorriso», dice ancora Cover, «Ha sempre fatto le cose semplici, senza mai sbagliare. Non era un accentratore del gioco. Più che la tecnica, all’inizio le doti che spiccavano erano fisiche e tattiche. Sapeva stare in campo, dimostrando di poter marcare e presidiare una zona in cui c’è un attaccante. Tra l’altro è un mancino, può giocare sia da terzino che da difensore centrale verso sinistra. Vanta un buon lancio lungo, inoltre sa segnare su calcio di punizione. Diciamo che è una garanzia per la squadra. Quando lo portai all’Inter, anche lo staff nerazzurro rimase colpito da questa sua semplicità di esprimersi in campo. L’anno scorso da under aveva svolto un percorso con la nazionale italiana, possedendo la doppia cittadinanza. Poi però ha scelto definitivamente la nazionale albanese». —
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