Calcio Treviso punito gli ultras al giudice «Che accanimento»

I supporter biancocelesti minimizzano in una lettera le loro malefatte. Intanto la squadra in casa giocherà... nel deserto
Bolognini Nervesa calcio Nervesa contro Treviso secondo tempo 1 gol Treviso Dal Compare
Bolognini Nervesa calcio Nervesa contro Treviso secondo tempo 1 gol Treviso Dal Compare

TREVISO. Non è tardata ad arrivare la risposta della curva “Di Maio” dopo le tre partite a porte chiuse a cui il Treviso del presidente Marcello Totera è stato costretto per le intemperanze di Nervesa. Ecco il testo del comunicato. «Ancora una volta sono i tifosi a rimetterci, altro svilimento della nostra passione. Per quattro lattine di birra vuote si è deciso di usare la mano pesante. Un triste epilogo, ulteriore testimonianza di come vengano usati due pesi e due misure. Quando si parla del Treviso Calcio, quando ci sono di mezzo i suoi ultras, tutto diventa sindacabile, tutto può e deve essere punito. Non si tratta di vittimismo ma di un'oggettiva analisi della realtà. La sentenza appunto arriva in seguito ai fatti di Nervesa: per fatti si intende il lancio di qualche lattina di birra vuote all'indirizzo di un guardalinee (senza tra l'altro colpirlo), reo di aver commesso evidenti errori durante la partita e la conseguente breve e temporanea sospensione della gara. Si è parlato però di pioggia di lattine, di disordini e si è arrivati addirittura a scomodare il nome degli hooligan. Chi a Nervesa era presente ha potuto vedere come di disordini non si è trattato ma piuttosto di una semplice e consueta manifestazione di sdegno. Scene simili le si vedono nei campetti di provincia così come negli stadi internazionali,e solitamente passa tutto inosservato, perché fa parte della cornice che accompagna una qualsiasi partita di calcio. Nonostante ciò, questa volta si è voluto montare un caso mediatico in cui i "cattivi hooligans" mettono a serio rischio l'incolumità di un pover'uomo e creano disordini in un piccolo campetto della provincia. Riteniamo quindi tale sentenza tanto esagerata quanto inopportuna, condizionata da preconcetti e stereotipi poco edificanti e non basata sulla realtà dei fatti. Siamo stanchi di doverci nuovamente rimettere, ma allo stesso tempo consci che non sarà nessuna chiusura, così come nessun divieto, a fermare la nostra fede e la nostra passione. Siamo sicuri che il nostro orgoglio sia di gran lunga più forte di chi ci vuole male e allo stesso tempo, convinti che il nostro sostegno valga molto di più che quattro lattine». Quindi nessun mea culpa né ammissione di responsabilità né consapevolezza di aver recato un danno alla società ed alla squadra, oltre che a loro stessi. Serve ricordare che contro un ufficiale di gara non va tirato addosso nulla, né quattro lattine né una carta di caramella, altrimenti se ne pagano le conseguenze? La passione ed il tifo vanno benissimo, guai se non ci fossero anzi sono stati elogiati: ciò che non va bene è oltrepassare i limiti sanciti dalle regole e dall‘educazione civica. E non rendersene conto.

Silvano Focarelli

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