Bedendo, il dentista che cura i campioni e i vip dello spettacolo

Nello studio medico Magnini, Innerhofer e Costanzo «La bocca va trattata come il cuore e i risultati migliorano»
Di Mattia Toffoletto

TREVISO. «Doc, come va? Ti confermo per domani, porto anche il mio preparatore». Filippo Magnini, all’indomani dei mondiali in corta, lo scorso dicembre, deve avere annunciato, più o meno così, il suo arrivo. “Filo” è fra i clienti vip dell’odontoiatra trevigiano Attilio Bedendo. Ma l’ex iridato dei 100 stile libero non è l’unico sportivo ad affidarsi alle sue cure: pazienti illustri sono lo sciatore Christof Innerhofer e l’ex ginnasta Igor Cassina, per non tacere del rugbista Alessandro Zanni o dell’ex pallavolista, oggi tecnico, Lorenzo Bernardi. Ma il “dentista dei campioni”, così viene presentato nell’ambiente, si era meritato la notorietà, già qualche anno fa, risolvendo più di qualche grattacapo al presentatore Maurizio Costanzo. Cinquantaquattro anni, origini rodigine, si è laureato a Padova, perfezionandosi per le protesi a Bologna. Nella chiacchierata, si sofferma sul legame fra la performance sportiva e la cura dei denti.

Bedendo, perché un atleta dovrebbe rivolgersi a un dentista?

«La bocca è spesso sottovalutata, ma va trattata come un organo, alla stregua del cuore. La bocca deve essere in ordine come gli altri apparati. L’equilibrio psico-fisico è fondamentale, compito mio metterli nelle condizioni migliori».

Che cosa può dare a uno sportivo?

«Anzitutto serenità. La prevenzione, e quindi una bocca curata, permette di evitare il dolore alla vigilia degli appuntamenti importanti. Tutto è sotto controllo, i problemi dell’ultimo minuto sono scongiurati. Un ponte o un impianto vanno considerati come un intervento al ginocchio o alla spalla».

Con lei la figura dell’odontoiatra è entrata nei “team allargati” dei campioni...

«Accanto al nutrizionista o al mental coach. Sono stato fra i primi a crederci».

Ma ci sono altri risvolti: come vi comportate con gli sport di combattimento o che impongono lo scontro fisico?

«Rugby o pugilato, come altre discipline di contatto, contemplano il rischio di traumi. Garantiamo la protezione attraverso i paradenti. Per altri sport, invece, abbiamo testati i bite: servono a rilassare la muscolatura di mandibola e collo. Attutiscono lo stress, ideali per ginnasti e sciatori. Sono consigliati per la notte, ma gli sciatori, specie i discesisti, possono utilizzarli in gara come appoggio, avendo la tendenza a stringere i denti sulle curve. Con Magnini ne abbiamo sperimentato uno morbido per gli allenamenti. Ricordo un suo sms prima dell’Europeo 2012: “Adesso riposo meglio”».

Per quali altre ragioni si rivolgono a lei?

«Non secondario il fattore estetico, lo sbiancamento. Lo sportivo è una star, deve sorridere per gli sponsor e la televisione».

I denti possono incidere sulla postura?

«Un ponte o una protesi fatti male possono determinare pre-contatti e digrignamenti. Interferenze che creano problemi al collo, fastidi che si riflettono su spalle e schiena. E non va dimenticato che alcuni campioni hanno sensibilità maggiori rispetto alla gente comune. Con i discesisti, a esempio, abbiamo effettuato test in posizione curva».

Il dente del giudizio è guaio che accomuna sportivi e non: come si regola?

«Può creare infezioni, ma viene eliminato solo se necessario. Non possono sottoporsi a cure a ridosso delle gare né abusare di farmaci».

Chi è stato il primo paziente-atleta?

«Ghedina. Mi piace sciare, ci siamo conosciuti a Cortina. Poi è venuto Bernardi, quindi il passaparola mi ha dato una mano».

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