Andreazza, un trevigiano coach di basket in serie A2

Guiderà le sorti di Piacenza, che sarà avvesaria della De’ Longhi di Pillastrini «Sono esordiente, gli altri sono mostri sacri. Certo, ero tifoso della Benetton»
Di Mario De Zanet
Bolognini agenzia foto film villorba treviso basket-racanati in foto moretti
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TREVISO. Un trevigiano in serie A2 di basket: Marco Andreazza, nato e cresciuto a Montebelluna, fiorito nella Benetton, sta scalando l’Olimpo del basket ed ora ha raggiunto la seconda serie nazionale, diventando il coach dell’Assigeco Piacenza, squadra nata della fusione di Basket Club Piacenza e Casalpusterlengo, dove Andreazza ha lavorato nelle ultime annate come responsabile del settore giovanile.

«Sono qui da diversi anni, un’esperienza soddisfacente sia dal punto di vista dei risultati, sia per quanto riguarda la crescita dei giocatori -racconta Andreazza - penso che la società cercasse qualcuno che conoscesse l’ambiente: non mi si deve spiegare nulla su ciò che mi sta attorno».

La squadra si sposterà a Piacenza, in virtù della fusione, e giocherà le partite al PalaBanca: è stato allestito un collettivo interessante, con americani di tutto rispetto: «I principi di partenza - spiega l’ex Omegna - sono stati il rispetto del bugdet, l’allenabilità della squadra e l’opportunità di lanciare i giovani: confidiamo molto in Rossato come cambio degli esterni, Costa è reduce da un’esperienza formativa in quel di Reggio Calabria ed infine Dincic, una scommessa, un ragazzo in crescita che l’anno scorso, quando è stato chiamato in causa, si è fatto trovare pronto. Per quanto riguarda gli americani, siamo andati sull’usato sicuro: Bobby Jones e Kenny Hasbrouck conoscono l’Italia ed il nostro campionato, sono due professionisti che serviranno per catalizzare l’attenzione dei tifosi nella nuova città. Tra gli italiani abbiamo scelto Francesco De Nicolao, un giocatore in rampa di lancio, l’esperienza di Infante ed il desiderio di riscatto di Raspino».

Chissà che questa tappa sia il preludio a qualcosa di ancora più grande, certo è che toccare la Serie A2 da head coach rappresenta già la realizzazione di un sogno.

«In questo girone ci sono due esordienti: io e il coach di Roseto. Tutti gli altri allenatori sono mostri sacri, gente che vanta finali scudetto, coach che navigano da tempo in queste categorie: sono l’ultimo arrivato e sono onorato di potermi confrontarmi con queste personalità. Dovrò essere me stesso e portare ciò per cui la società mi ha scelto: l’entusiasmo, la carica emotiva e quel che mi contraddistingue dal punto di vista tecnico. Non prometto nulla, se non il duro lavoro in palestra».

Trevigiano di Montebelluna, Marco Andreazza attende con ansia il giorno del ritorno al Palaverde. «Sarà un’emozione incredibile, perché lì ci sono nato come tifoso - assicura Andreazza - Saranno altri colori, un’altra società, ma molte delle persone che sono oggi sugli spalti sono miei amici; inoltre affronterò anche Pillastrini, che è stato uno dei miei maestri. Il ricordo più bello? Lo scudetto del ’92: il Palaverde gremito, la gioia vissuta in curva. Mi è rimasto dentro il boato all’ingresso di Del Negro nel prepartita: sembrava di essere in uno stadio di calcio».

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