Amadio: «La mia gara è durata 36 ore, l’avevo attesa 20 anni»

POVEGLIANO. Se guidare per 24 ore non è da tutti, stare concentrati davanti ad uno schermo per un giorno intero è quasi impossibile. Ma se sei il team principal di una scuderia che dopo 20 anni è riuscita ad iscrivere una macchina a Le Mans, ci devi riuscire ad ogni costo. «Altro che 24 ore: la mia Le Mans è durata più di 36 ore», racconta con un mezzo sorriso Raimondo Amadio, team principal della Cetilar Villorba Corse. «Il mio ruolo mi ha tenuto in attività nell'ultima fase della preparazione, durante tutti i warm up (la sessione di prove che precede la gara, ndr) e nel post gara fino all'esposizione delle classifiche: dovevo controllare che tutto fosse corretto, altrimenti avrei dovuto presentare i reclami alla Direzione Gara e controllare le fasi di verifica della nostra Dallara». Le 24 ore sono passate quasi senza accorgersene: era l'adrenalina a mandare avanti Amadio soprattutto durante la notte, la fase più critica della corsa: «La notte vola veloce. Vedere l'alba è stato meraviglioso: era quasi fatta, eravamo come usciti da una guerra». E quella notte Amadio farà veramente fatica a dimenticarsela. Non solo perché per lui è stata la prima notte sulla pista di Le Mans, ma anche perché in quella decina di ore è successo di tutto, fra cui due ingressi della safety car e una foratura patita dalla Dallara P217 Gibson con i colori Cetilar Villorba Corse: «La notte è sempre foriera di disastri, e gestire tutto il circuito di Le Mans è veramente difficile. Il circuito è lunghissimo, misura quasi 14 chilometri, e nel nostro caso la foratura è capitata proprio all'inizio del giro: gli ultimi 10 chilometri della pista sono stati corsi a 70 all'ora sul cerchio, quando ormai di gomma non c'era più traccia».
Una gara del genere è difficile non solo per la capacità di resistenza di piloti, box e muretto, ma anche per la gestione della strategia di gara che inevitabilmente deve cambiare nell'arco della giornata. «Il muretto deve assolutamente gestire la stanchezza di piloti e team e deve essere sempre presente. Durante le 24 ore non ho mai dormito o mangiato. Ho bevuto solo molto caffè e poca acqua, perché altrimenti avrei dovuto abbandonare la pit lane per andare in bagno», racconta Amadio. Ma per la 24 Ore di Le Mans non si può imbastire una vera e propria strategia di gara: «Nelle gare dello European Le Mans Series, che durano 4 ore, riusciamo a gestire la gara al meglio. Ma in una competizione che dura 6 volte tanto è impossibile, e il muretto deve essere sempre in grado di adattare la strategia alle esigenze». La 24 Ore di Le Mans è una faticaccia anche per tecnici e box, ma una faticaccia che si sopporta volentieri: «Questa gara io l'ho aspettata per 20 anni. Le emozioni provate sono indescrivibili», assicura il team principal. (n.b.)
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