Addio a Sergio Pinzin ha creato la Liventina dei giovani e della D

Calcio. Il direttore sportivo dei mottensi è mancato a 52 anni Aveva un tumore. È stato dirigente del Portogruaro in B
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - portogruaro - PINZIN SERGIO ARMANDO
COLUCCI - DINO TOMMASELLA - portogruaro - PINZIN SERGIO ARMANDO

MOTTA DI LIVENZA. Portogruaro e Motta di Livenza sono sotto shock per la scomparsa, avvenuta domenica notte, a soli 52 anni, di Sergio Pinzin, panettiere ma soprattutto un personalità nel mondo del calcio. Allenatore delle giovanili e direttore sportivo, il suone nome è legato al raggiungimento da dirigente dei più grandi traguardi del Portogruaro calcio, ovvero la promozione in C2 del 2004, quella in C1 nel 2008 e quella in serie B del 2010; ma anche alla crescita del settore giovanile della Liventina e alla promozione in D. Dopo l'esperienza a Portogruaro, Pinzin ha studiato da direttore sportivo e ha lavorato al Concordia (oggi Julia Sagittaria), Pordenone, Triestina ed attualmente era appunto della Liventina.

Pinzin si è spento all'ospedale di Portogruaro per un tumore al pancreas che gli era stato diagnosticato il 15 dicembre. Da lì è cominciata la sua battaglia personale contro il male, prima al Cro di Aviano, poi all'ospedale di Portogruaro. Accanto a lui l'amico e allenatore Pierantonio Baruzzo, che era andato a trovarlo poche ore prima che morisse. Oggi alle 19 verrà recitato il rosario nella chiesa di Lugugnana (frazione di Portogruaro), dove mercoledì alle 15.30 verranno celebrati i funerali. Lascia nel dolore la moglie Lorenza Londero e la figlia, Greta Pinzin, studiosa di giornalismo laureatasi di recente.

La storia personale e sportiva di Sergio Pinzin iniziò proprio sulla strada per Valle Vecchia di Caorle, in uno scenario favoloso. Quella Lugugnana che lui amava moltissimo e che ha regalato giocatori professionisti al mondo del pallone, come Dalla Bona (vincitore di una Champions League nel 2003 col Milan e suo primo cugino), De Cecco, e attualmente il giovane centrale della Primavera della Juventus, Anzolin.

Pinzin, tifoso della Juventus, è cresciuto a pane e pallone, nel senso più veritiero del termine. Lavorava al panificio Durì, di proprietà della zia, in centro a Lugugnana. Qui ha imparato il mestiere e portava il pane alle famiglie sparse nel comprensorio sud di Portogruaro, da Marina a Giussago. Ma la grande passione del giovane Pinzin era il gioco del calcio. Bruciò le tappe e debuttò in serie D (allora come oggi dopo le recenti riforme una quarta serie) nello Jesolo. Poi si trasferì a Portogruaro.

Commovente il ricordo di una figura conosciutissima come lui nel mondo dello sport locale. «Era come un figlio per me - ricorda il suo scopritore negli anni sportivi portogruaresi, il noventano d'origine Francesco Canella, tesserato nella Grande Inter campione d'Italia e d'Europa nel 1965, grande allenatore nei dilettanti e dirigente - lo persi dallo Jesolo per un sacco di soldi. Lo allenai un po' a Portogruaro, poi dovette smettere. L'ho inventato io allenatore. Fu la sua fortuna. Ora penso ai familiari. Il loro dolore sarà enorme. Era una persona molto intelligente e garbata. L'ho sentito l'ultima volta 20 giorni fa. Gli ho detto che assieme abbiamo giocato tante partite, ma che quella che stava giocando in ospedale era la più importante. E lui mi ha risposto, “tranquillo mister, io non mollo”. Invece il male ha avuto il sopravvento».

«Siamo tutti costernati – ha dichiarato l'assessore allo sport di Portogruaro, Luigi Geronazzo – aveva allenato mio figlio. Era una cara persona. Era disponibile coi ragazzi che gli confidavano i loro problemi, anche quelli lontani dal campo. Ci mancherà».

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