Riforma dei condomini, pioggia di critiche in Veneto: «Costi in aumento e norme poco utili»
Amministratori e inquilini veneti contestano la proposta di legge firmata Gardini: revisore obbligatorio, stop al contante e responsabilità del condominio verso i fornitori aumenterebbero costi e contenziosi

sta di legge che intende riformare le norme sulla gestione dei condomini non convince amministratori di immobili e inquilini veneti. Il disegno di legge in 17 articoli, con prima firmataria la padovana Elisabetta Gardini (FdI) prevede lo stop al contante, revisore dei conti e albo per la professione. «Alcuni punti della riforma non sono ancora stati chiariti, ma per quello che abbiamo letto, la riforma non ci piace sotto vari aspetti – spiega Lino Bertin, presidente di Anaci Veneto, l’Associazione Nazionale Amministratori Condominiali e Immobiliari –. Tra i punti critici, non possiamo accettare la proposta di creare due figure in parallelo, con la previsione di aggiungere un revisore contabile dopo un certo numero di condòmini. Se l’amministratore è corretto, non c’è necessità di affiancare un ulteriore specialista, che porta anche a un aggravio delle spese per i condòmini. Nella “vecchia” norma c’è già la possibilità di nominare un revisore dei conti, ma a discrezione dell’amministratore. Con questa novità, la contabilità viene fatta due volte».
Altro tema affrontato dalla riforma è quello di trovare una soluzione alla morosità di alcuni condòmini nei confronti dei fornitori. «La norma in discussione consente ai fornitori di rivalersi direttamente sull’intero condominio, è un inasprimento della legge attuale che noi rifiutiamo – commenta Deborah Marcon, segretaria provinciale Cgil-Sunia di Treviso –. È una soluzione molto semplice a un tema delicato e non credo porterà a molti risultati, se non un aggravio dei contenziosi e delle spese di chi sta già pagando. Gli altri condomini non possono sobbarcarsi le spese di chi non paga. La riforma proposta ignora la genesi dei debiti, che così si scaricano subito sugli altri». «Non è giusto nei confronti di chi paga puntualmente – aggiunge Bertin –. Vietare il contante poi non lo capiamo, tutte le spese transitano attraverso il conto corrente del condominio».
Per la principale organizzazione degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica Sunia occorre agire subito, non appena si verificano le prime mancanze di pagamento. «Bisogna creare le condizioni, per chi non riesce a pagare, a trovare un’altra soluzione abitativa per le sue capacità – spiega Marcon –. Bisogna intervenire subito, nel momento in cui un condòmino non paga, altrimenti se la situazione si protrae nel tempo è peggio per tutti: proprietario e inquilini dell’immobile. Ci sono delle problematiche di debito, che sono anche involontarie. Sarebbe opportuno parlare con tutti gli attori in causa per trovare forme che tutelino tutti, anche con l’intervento dello Stato».
Secondo la proposta di legge gli amministratori dovranno essere laureati e viene istituito presso il ministero delle Imprese e del made in Italy un albo per questa professione e per la figura del revisore (indispensabile quando i condomini sono più di 20). «L’amministratore è un professionista, non è iscritto all’ordine, ma ha regole e obblighi da rispettare – conclude Bertin –. Preferiamo la certificazione Uni obbligatoria».
E intanto nelle piccole realtà manca il ricambio generazionale, pochi giovani si avvicinano alla professione di amministratore di condominio, meglio vanno i capoluoghi di provincia più grandi. «Bisogna che l’amministratore di condominio sia formato – conclude Marcon – ma non soltanto in competenze economico-giuridiche. Deve anche saper relazionarsi con gli altri e gestire le diverse situazioni. E questo una laurea non lo certifica. Meglio frequentare corsi che affrontino anche l’aspetto psicologico e di relazione». —
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