PROSTITUZIONE A TREVISOAnche un trans per l’ex sindaco di Silea

Si aggrava la posizione di Cesare Biasin, ex sindaco leghista di Silea e consigliere comunale, indagato per sfruttamento della prostituzione. Nel giro, avviato da circa un anno in almeno tre appartementi a Treviso, spunta anche un trans. Intanto, Biasin è stato espulso dal Carroccio
Cesare Biasin
Cesare Biasin
TREVISO. C’è anche un trans nella “scuderia” di Cesare Biasin. Siciliano, 35 anni, secondo l’accusa versava all’ex sindaco di Silea cinquecento euro al mese. In cambio, Biasin gli aveva trovato la casa in cui lavorare, in via Dell’Olmo. Secondo gli inquirenti, nell’ultimo anno Biasin avrebbe gestito un giro di «qualche decina» di prostitute. Intascandosi circa cinquemila euro al mese.


Le accuse di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione si fanno sempre più pesanti: secondo quanto sta ricostruendo la polizia, Biasin avrebbe gestito almeno tre appartamenti del sesso a pagamento, tutti nella «cittadella» della Madonnina, in zona Stiore. Un’attività che va avanti da almeno un anno, e che potrebbe aver portato nelle tasche dell’ex sindaco una cifra vicina ai settantamila euro. Ora, dopo la polizia, anche la guardia di finanza è pronta a puntare i riflettori sulla vicenda. I conti sono presto fatti: in un appartamento c’erano due romene, che versavano a Biasin 350 euro a testa ogni settimana. In un altro lavorava il transessuale, che pagava 500 euro a settimana. Basterebbero questi due per arrivare a sfiorare i cinquemila euro al mese di introiti. Poi è saltato fuori un terzo appartamento, al momento - pare - libero, ma che in passato ha ospitato attività del tutto simili. Biasin non è il proprietario degli immobili: il suo ruolo era quello di prenderli in affitto - uno dei tre è a nome suo, gli altri due intestati a una prestanome - e di sub-affittarli alle professioniste del sesso.


Inoltre, l’ex sindaco - sempre secondo le accuse - provvedeva a pubblicizzare sui siti specializzati le prestazioni delle sue “assistite”: Sandra, Isabella, Krista, solo per fare qualche nome. Un’attività, secondo gli inquirenti, tutt’altro che occasionale. Anzi: il nome di Biasin era conosciutissimo nel giro, tanto che erano le ragazze a chiamare lui per cercare una sistemazione, non viceversa. Si passavano la parola (e il numero di telefono) tra di loro, magari negli spogliatoi dei locali dove lavoravano come spogliarelliste. Era un affare, per tutti: Biasin intascava un gonfiatissimo sub-affitto, le ragazze si tenevano per intero il ricavato della loro attività. E si parla di tariffe comprese tra i centocinquanta e i duecento euro a prestazione.


Ora due dei tre appartamenti gestiti da Biasin (quelli occupati) sono sotto sequestro. «La situazione nella zona è già migliorata», dice il capo della squadra mobile di Treviso, Riccardo Tumminia, riferendosi all’abbattimento drastico e immediato del giro di clienti che le famiglie residenti in quelle palazzine maldigerivano. «La situazione, ormai - dice ancora il dirigente della questura - era incancrenita, insostenibile. Il viavai di gente era continuo». Chissà se il giro era più ampio: gli investigatori continueranno a scavare, per capire se con questi tre appartamenti si conclude la vicenda, o se c’è dell’altro. «Non possiamo escludere nulla», dicono in questura.

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