I figli dei due deportati si incontrano: «Tutto è nato da una foto nello Stalag»
Abano Terme, l’iniziativa è nata dal fotografo professionista Cito. Fondamentale l’apporto della consigliera Segantin

Il suo sogno era ritrovare i parenti di uno degli amici di suo padre deportati assieme in uno Stalag, un campo di prigionia per soldati, in Germania. Era la Seconda guerra mondiale e i due hanno sofferto assieme, sono sopravvissuti alle violenze, lasciando ricordi più o meno nitidi ai figli.
Pier Paolo Cito, noto fotografo e già finalista nel 2007 al Premio Pulitzer, figlio di Mario, è riuscito, grazie all’aiuto dell’amministrazione comunale di Abano Terme, a rintracciare il figlio di Luigi Bressan, Francesco. Con una foto e una ricerca condotta in modo minuzioso dalla consigliere Letizia Segantin, ma anche dal sindaco Federico Barbierato e dall’assessore Ermanno Berto, qualche giorno fa i figli dei due prigionieri, Pier Paolo di Brindisi e Francesco di Abano, a distanza, si sono trovati.
«Sono riuscito a recuperare un numero di telefono e l’ho chiamato», racconta il fotografo Cito. «Mi ha risposto il figlio. La comunicazione non è stata facile, complici l’età e il dialetto, che – confesso – faccio fatica a capire bene. Il figlio del prigioniero ricordava però alcuni dettagli che suo padre gli aveva raccontato: la fame, la miseria, e perfino il cibarsi delle scorze di patate. Ma l’unico modo per avere una vera conferma che erano stati insieme nello stesso Stalag era trovare una persona che potesse mostrargli una vecchia foto ritrovata in uno scaffale poco visibile della libreria di mio padre, dove, accanto a lui, c’era quello che pensavo potesse essere proprio lui».
La consigliera Segantin si è offerta di stampare quella foto e portarla al signor Francesco. E qui è arrivato il colpo di scena.
«Nella foto che avevo io, non c’era il padre di Francesco. Ma Francesco, a sua volta, aveva una vecchia foto in cui c’era il padre insieme ad altri due soldati nel campo di prigionia. E uno di quei due era proprio mio padre. La conferma che cercavo».
Luigi Bressan, con Mario Cito ha condiviso momenti terribili. «Quando i tedeschi gli chiesero di aderire al loro esercito, Luigi rifiutò, pur sapendo che avrebbe affrontato fame, soprusi e il rischio di morire», ricorda il fotografo. «Scelse di restare fedele ai suoi ideali. Per questo, fu decorato, purtroppo postumo, con una Croce di Guerra e con la Medaglia d’Onore in memoria dei cittadini italiani internati nei lager nazisti. Il figlio Francesco ora ha 80 anni. Alla mia prima telefonata è stato giustamente diffidente, ma poi è stato cortese e disponibile ad ascoltare la mia storia. Ammetto che ho capito solo una parte di ciò che mi diceva, ma ho percepito il rispetto e l’attenzione».
La consigliera Segantin è raggiante. «Per me è stato un onore andare dal signor Bressan e trovare una persona gentile e disponibile, si è subito fidato e ha capito che non volevo vendergli nulla, ma riportargli alla memoria qualcosa che riguardava la sua famiglia», racconta.
«A sua volta mi ha aperto con fiducia la scatola dei ricordi e tutte le foto del papà coi compagni commilitoni in cui abbiamo scoperto quella con Cito. Le parole al telefono che Pier Paolo gli ha detto mi hanno fatto commuovere».
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