Il giurista Gatta difende la sua Cartabia: «Contro i borseggi servono più agenti, non riforme»
Il consulente dell’ex ministra: «Quando il derubato è straniero, il giudice può procedere anche se non è tornato. Per migliorare la sicurezza dei turisti occorre metterli in guardia sui rischi che si corrono in città»

Il problema dei borseggi lo si risolve con più controlli e telecamere, insomma sul campo. E non brandendo il codice penale e additando la legge Cartabia come responsabile di tutti i mali. Ne è convinto Gian Luigi Gatta, professore ordinario di diritto penale nell’Università degli Studi di Milano, presidente dell’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale e consigliere giuridico della Ministra Marta Cartabia durante il governo Draghi.
Professor Gatta, dopo il decreto legge Sicurezza, la Lega ha presentato un’ulteriore stretta in materia di sgomberi, tutela legale per le forze dell’ordine e ritorno alla procedibilità d’ufficio per reati come il furto con destrezza: qual è il suo punto di vista in merito?
«Rispondo con alcune domande. Siamo proprio sicuri che continuare a mettere mano a reati e pene porti benefici alla collettività? È efficiente e ragionevole proporre nuove norme in tema di sicurezza a pochi mesi dall’approvazione di un decreto sicurezza? Non ci si poteva pensare prima? Attendiamo di vedere il testo della proposta. Sperando che punti a una maggiore sicurezza con adeguati finanziamenti».
La Lega si pone l’obiettivo di contrastare il fenomeno dei borseggi e quell’alone di impunità che sarebbe venuto a crearsi a causa dell’impossibilità per i turisti querelanti di presenziare in aula, che di fatto fa naufragare l’azione penale. Cosa ne pensa?
«Dubito fortemente che un borseggiatore conosca il regime di procedibilità del furto. I borseggi nelle città turistiche esistono purtroppo da molto tempo e non mi risulta che siano dilagati dopo che, con la riforma Cartabia, è stata prevista la necessità della querela per procedere. Sa quel è la differenza tra una denuncia e una querela? Una frase su un modulo o un verbale, che attesti l’interesse della vittima a perseguire l’autore del reato. Mentre parliamo sono in Grecia da turista. Se mi rubano il portafoglio cosa faccio? Vado dalla polizia qui e denuncio; se serve la querela le forze dell’ordine mi faranno firmare un modulo predisposto a questo fine. Facile no?».
Ma se un domani prenderanno il ladro e gli faranno un processo, lei dovrà tornare in Grecia a testimoniare, e chi glielo fa fare?
«Qui casca l’asino. Nessuno dice mai che la riforma Cartabia ha introdotto il processo penale telematico e che è possibile assumere una testimonianza da remoto, anche della persona offesa, con un semplice collegamento online, quando vi sono gravi difficoltà ad assicurare la presenza in aula del testimone. Articolo 147 bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale. Se la vittima risiede in Brasile, ad esempio, con tutta evidenza vi sono gravi difficoltà a farla venire in Tribunale. Si dice anche: con la riforma Cartabia la mancata comparizione della persona offesa equivale a remissione della querela e il processo muore. Non è vero neanche questo».
Cioè?
«Primo, la persona offesa deve essere avvisata e citata a comparire; secondo, la remissione della querela scatta solo se la mancata comparizione, a giudizio del giudice, è “senza giustificato motivo”. E qui ricasca l’asino: se la vittima risiede all’estero e, pur citata, non compare, è evidente che c’è un giustificato motivo di questa assenza, tanto più che la vittima ben può mandare una email al Tribunale e spiegare che non può affrontare un lungo viaggio ma vuole che si continui a procedere senza di lei, il che è ben possibile».
La legge Cartabia nasceva anche per evitare il rischio ingolfamento dei tribunali, da tempo sotto organico. Ora si va nel senso contrario: quali sono i rischi?
«Il furto a danno dei privati è stato reso procedibile a querela per consentire una riduzione dei procedimenti: o nei casi in cui la querela non viene presentata, perché non interessa farlo a chi subisce il furto di pochi spiccioli o nei casi in cui, pur presentata, viene rimessa dopo un intervenuto risarcimento del danno, con restituzione del maltolto. È una misura adottata per raggiungere obiettivi di maggiore efficienza del processo previsti dal Pnrr. Le statistiche del Ministero dicono che ha dato buoni risultati. Faccio notare che il Governo Meloni ha già adottato un decreto correttivo della riforma Cartabia, su proposta del Ministro Nordio, e che quel decreto, non a caso, non ha fatto passi indietro rispetto al regime di procedibilità del furto e di altri reati. Mi faccia fare un’ultima considerazione».
Prego.
«Per migliorare la sicurezza dei turisti, più che toccare le norme penali, bisognerebbe metterli in guardia sui rischi che corrono, attraverso adeguate campagne di informazione. E servono poi telecamere e agenti, anche in borghese, per dissuadere i borseggiatori. Per fare queste cose serve investire sulla sicurezza. Servono soldi, non reati, anche procedibili d’ufficio».
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