Udinese americana: c’è una bozza d’accordo per la cessione a un fondo, il 20% resterebbe ai Pozzo

La proprietà del club resterebbe azionista al 20 per cento in cambio di 150 milioni di euro, con Gianpaolo Pozzo nel ruolo di presidente onorario per i prossimi tre anni

Pietro Oleotto
Gianpaolo e Gino Pozzo
Gianpaolo e Gino Pozzo

La famiglia Pozzo ha firmato una bozza di un’intesa per la cessione dell’Udinese ad un fondo americano, ma potrebbe continuare a gestire l’area sportiva del club per recitare un ruolo di garante sul futuro bianconero, sulla scia di quanto stanno facendo i Percassi a Bergamo con l’Atalanta.

Con il passare delle ore i dettagli di un possibile passaggio di consegne imminente, in vista della prossima stagione agonistica, si stanno facendo sempre più concreti, anche se la società stessa non ha ancora confermato quella che è una svolta epocale per la massima realtà del Nord Est.

«Il mercato del calcio italiano interessa investitori da tutto il mondo, non è la prima volta che siamo oggetto di interesse, ma a oggi il nostro status è quello che conoscete», ha comunicato la dirigenza bianconera ieri sera, evitando di confermare una trattativa in essere senza però smentire la notizia di una cessione di quote a degli investitori stranieri.

L’affare è stato portato avanti nelle scorse settimane da Gino Pozzo, seguendo la traccia di quello chiuso nell’estate del 2016 per la cessione del Granada – il club spagnolo della galassia che comprendeva anche gli inglesi del Watford – al gruppo cinese Desports, che si avvalse della sua consulenza per le successive tre stagioni e quindi senza piazzare tutti i pezzi pregiati sul mercato immediatamente.

Secondo quanto filtra, la famiglia Pozzo resterebbe azionista dell’Udinese al 20 per cento in cambio di 150 milioni di euro, con Gianpaolo Pozzo nel ruolo di presidente onorario proprio per i prossimi tre anni. Uno scenario attorno al quale si sta ancora ragionando, soprattutto per volontà del paròn che accetterebbe soltanto in cambio della certezza di determinati investimenti in grado di proiettare l’amata Zebretta in un futuro da protagonista in Serie A.

Forse sono proprio le percentuali di intervento del fondo a non convincere del tutto Gianpaolo Pozzo, considerando che i numeri sono diversi rispetto al «modello Percassi» che, ceduto tre anni fa il 55% delle quote de “La Dea”, la sub-holding che detiene circa l’86% del capitale sociale dell’Atalanta, a un gruppo di investitori capitanati dal tycoon statunitense Stephen Pagliuca che, tra le varie proprietà, era azionista della franchigia Nba dei Boston Celtics.

Erano più o meno questi i termini con i quali Gino Pozzo aveva discusso del futuro dell’Udinese, alla fine del 2022, con 890 Fifth Avenue Partners, il fondo newyorkese che aveva sondato il terreno con la proprietà friulana per rilevare il club valutandolo però troppo poco, circa 100 milioni seppur per una quota di maggioranza, a fronte della valutazione fatta dai Pozzo, circa 180 milioni, in considerazione anche del fatto che tra gli asset dell’Udinese c’è anche lo stadio dei Rizzi, un impianto all’avanguardia, ristrutturato meno di dieci anni fa e in continua espansione, sia per quanto riguarda la capienza, da portare oltre i 30 mila posti, sia sotto il profilo degli spazi esterni, quelli sotto le tribune che guardano il palasport Carnera, per esempio.

Alla luce di queste considerazioni e della distanza tra domanda e offerta l’affare non andò in porto nell’autunno del 2023, una decisione che ha bloccato per un anno e mezzo le voci. D’altra parte la società bianconera è un modello virtuoso. Nel 2024 ha chiuso il bilancio con un fatturato di 120 milioni e una perdita di 11, ma con il patrimonio netto di 112 milioni. Secondo gli analisti, perciò, l’indicatore Ebitda è positivo per circa 50 milioni con una valore di mercato della rosa pari a 140 milioni.

Insomma, se uno volesse far i conti 150 milioni per 80% porterebbero l’intera torta ai già citati 180 chiesti agli americani di 890 Fifth Avenue Partners. Tutto quadra dunque? Non ancora. Almeno fino a quanto emergeva ieri sera, dopo l’inseguirsi di ipotesi più o meno realistiche.

Senza Gianpaolo Pozzo presidente onorario, potrebbe saltare l’accordo sul management sportivo, quello che spetterebbe a Gino Pozzo per per tre anni per completare gli affari in essere nel quadro delle compravendite dei calciatori di una rosa davvero quotata, come abbiamo citato. Ecco il perché di quella quota di minoranza al 20 % che dovrebbe garantire la continuità nella gestione per tutelare venditori e acquirenti.

Non resta che aspettare un segnale dal paròn Pozzo, quello che, in definitiva, per anni e anni è stato anche il primo tifoso della Zebretta, simbolo del Friuli.

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