Vincono le famiglie arcobaleno, si possono registrare figli con due mamme
La sentenza della Corte costituzionale consente il riconoscimento e si sblocca la situazione per le famiglie gay padovane bloccate. Il sindaco Giordani: «Orgoglioso di quello che abbiamo fatto»

E’ incostituzionale il divieto di registrare figli con due mamme. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con una sentenza depositata oggi, 22 maggio 2025. E’ una vittoria per le coppie omogenitoriali padovane i cui certificati di registrazione a Padova erano stati bloccati dalla Procura. Festeggia il sindaco Sergio Giordani: «Da padre e da nonno sono orgoglioso».
Una decisione storica
E’ una svolta storica sul caso delle Famiglie Arcobaleno. Il sindaco Sergio Giordani, infatti, dal 2017 aveva iniziato a registrare all’anagrafe i bambini nati da coppie di madri ammettendo nell’atto il none di entrambe le donne. Decisione poi impugnata nel 2023 dal Ministero dell’Interno, che aveva iniziato una battaglia tra oltre 50 famiglie padovane e il dicastero: dopo varie sentenze e impugnazioni oggi è stata depositata la sentenza finale che dà ragione alle mamme.
La decisione è arrivata dopo anni di contenziosi, cancellazioni dagli atti di nascita e ricorsi ai tribunali. Il 22 maggio 2025 la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 della legge 40 del 2004, nella parte in cui esclude che il figlio nato in Italia da una coppia di donne che ha fatto ricorso all’estero alla procreazione medicalmente assistita possa essere riconosciuto fin dalla nascita come figlio anche della madre intenzionale.
È una svolta che riguarda decine di bambini, figli di progetti genitoriali condivisi da due donne, una delle quali partorisce e l’altra si assume da subito le responsabilità di madre. Finora, l’ordinamento italiano impediva a quest’ultima di essere considerata legalmente genitore, salvo l’adozione in casi particolari, lasciando il minore privo di tutele in caso di conflitto, separazione o morte della madre biologica.
Secondo la Consulta, questa esclusione viola tre principi costituzionali: l’identità personale del minore (articolo 2), la sua tutela da parte di entrambi i genitori (articolo 30), e l’uguaglianza (articolo 3), perché non esiste un controinteresse di pari rango che giustifichi tale discriminazione.
Non si tratta di una pronuncia sull’accesso alla PMA in Italia, ma sulla responsabilità che nasce da un consenso informato e condiviso. Per la Corte, la scelta di generare un figlio non può restare senza conseguenze giuridiche per chi l’ha compiuta con piena consapevolezza. Il mancato riconoscimento fin dalla nascita lede l’identità del minore e compromette il suo diritto ad avere due figure genitoriali responsabili, anche se dello stesso sesso.
Il caso era stato sollevato dal Tribunale di Lucca. Ma a Padova, Milano e in altre città, i registri anagrafici già raccontano una realtà familiare che precede il diritto. Con questa sentenza, la Corte chiede ora al legislatore di allinearsi alla vita reale delle famiglie arcobaleno.
Il testo della sentenza
L’articolo 8 della legge numero 40 del 2004 è costituzionalmente illegittimo nella parte in cui non prevede che pure il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all’estero, in osservanza delle norme ivi vigenti, a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) ha lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che, del pari, ha espresso il preventivo consenso al ricorso alle tecniche medesime e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale. È quanto ha deciso la Corte costituzionale con la sentenza numero 68, depositata oggi, che ha ritenuto fondate le relative questioni di legittimità costituzionale sollevate dal Tribunale di Lucca. La Corte – dopo aver precisato che la questione non attiene alle condizioni che legittimano l’accesso alla PMA in Italia – ha ritenuto che l’attuale impedimento al nato in Italia di ottenere fin dalla nascita lo stato di figlio riconosciuto anche della donna che ha prestato il consenso alla pratica fecondativa all’estero insieme alla madre biologica non garantisca il miglior interesse del minore e costituisca violazione: dell’articolo 2 della Costituzione, per la lesione dell’identità personale del nato e del suo diritto a vedersi riconosciuto sin dalla nascita uno stato giuridico certo e stabile; dell’articolo 3 della Costituzione, per la irragionevolezza dell’attuale disciplina che non trova giustificazione in assenza di un controinteresse di rango costituzionale; dell’articolo 30 della Costituzione, perché lede i diritti del minore a vedersi riconosciuti, sin dalla nascita e nei confronti di entrambi i genitori, i diritti connessi alla responsabilità genitoriale e ai conseguenti obblighi nei confronti dei figli. La dichiarazione di illegittimità costituzionale si fonda su due rilievi: la responsabilità che deriva dall’impegno comune che una coppia si assume nel momento in cui decide di ricorrere alla PMA per generare un figlio, impegno dal quale, una volta assunto, nessuno dei due genitori, e in particolare la cosiddetta madre intenzionale, può sottrarsi; la centralità dell’interesse del minore a che l’insieme dei diritti che egli vanta nei confronti dei genitori valga, oltre che nei confronti della madre biologica, nei confronti della madre intenzionale. Dalla considerazione di questi fondamenti discende che il mancato riconoscimento fin dalla nascita dello stato di figlio di entrambi i genitori lede il diritto all’identità personale del minore e pregiudica sia l’effettività del suo «diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni» sia il suo «diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale».
La soddisfazione di Giordani
Ecco le prime dichiarazioni del sindaco di Padova Sergio Giordani: «Sono commosso. Avevo deciso come sindaco e nonno di combattere questa battaglia di civiltà fino infondo a fianco delle mamme, delle piccole e dei piccoli. Oggi vincono i diritti fondamentali di tutte e tutti, gli interessi inalienabili delle bambine e dei bambini. Un passo avanti per l’Italia che abbiamo costruito con tenacia anche da Padova con tante associazioni e cittadini che non hanno mai mollato. Ho sempre detto che sulla Costituzione ho giurato e che la Costituzione avrei applicato e questa pronuncia mi ripaga di tanto fango ricevuto da chi mi accusava di essere fuori legge. Una posizione la loro inumana e da oggi pure incostituzionale. Guardare negli occhi quei neonati e quelle mamme resta tutt’oggi una delle emozioni più grandi che ho provato e continuo a provare come primo cittadino».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso