“Le canaglie del Venerabile”: giallo di Regime a Treviso

Treviso. Il thriller di Gianluca Ascione è ambientato nelle strade e nelle piazze della città Quarto lavoro dello scrittore trevigiano che s’ispira passeggiando in Restera

TREVISO. Se c'è una cosa che fa la felicità degli appassionati lettori dei gialli di provincia, è l'accurata descrizione delle città teatro di storie di crimine e mistero. La minuziosità con cui vengono scolpiti i dettagli urbani ignoti a chi li vede tutti i giorni, i colori con cui vengono dipinte le e stagioni che si affacciano su aiuole e parchi seminascosti. L'amore o il disprezzo per le situazioni marginali di piccole società e gli scampoli di vita che le ravvivano. «Perché per il lettore è più facile calarsi nell'atmosfera di un giallo se descrivi bene e con dovizia l'ambiente in cui si svolge» spiega Gianluca Ascione, autore de “Le canaglie del Venerabile”, thriller nella Treviso fascista edito da Panda, che viene presentato sabato alle 17.30 al Mecenate Tea Lounge di Treviso, in piazzetta della Torre 9. «I dettagli contano e il lettore si immedesima. E non puoi barare, perché si accorge se descrivi una cosa che non conosci. Scrivo di Treviso perché è la mia città e la conosco bene». Un rapporto particolare quello con il capoluogo della Marca, ambientazione prediletta dei suoi libri. «Un legame come in un matrimonio: ci sono dei giorni in cui ti trovi bene, altri no. E' una piccola città, mi piace questa graziosa bomboniera anche se offre meno opportunità lavorative delle città più grandi. Per “Le canaglie del Venerabile” Ascione, che è un appassionato di storia, prende spunto da un fatto in cui incappa leggendo, su una rivista, della visita che Mussolini fece nelle Tre Venezie e a Treviso nell'agosto del 1938. «Un clic e mi è venuta voglia di ambientarci un giallo. La fase di ricerca è stata lunga, un anno e mezzo per documentarmi negli archivi. Scrivere è stato il meno».

La trama del giallo si incastra nell'evento storico, vero, tra i luoghi caratteristici e la toponomastica della Treviso di allora. «In città scompare una bambina – narra Ascione - vista l'ultima volta durante il sabato fascista alla Gil, l'edificio della Gioventù italiana del littorio, ora biblioteca “Zanzotto”. E' la nipote di Graziano Appiani, l'imprenditore e politico che aveva una fabbrica e la villa vicino Viale Montegrappa, dove oggi sorge il moderno centro che porta il suo nome. I personaggi si muovono tra la Prefettura, Ca' Sugana sede del Podestà, San Nicolò, e la zona della “Cae de Oro” con i suoi postriboli; il tempio di San Francesco che nel suo chiostro aveva da poco eretto un monumento a quattro eroi fascisti e la vicina Osteria Colonna, ora sede di una banca. Alla fine del libro c'è una mappa di “quella” Treviso, la chiave per risolvere il giallo”. Per Ascione questo è il quarto lavoro, dopo “Polvere & ombra. Treviso si tinge di noir” del 2014 (Panda ed), “Gocce di silenzio” del 2015 (Centro Studi Tindari Patti) e “Rapsodia in rosso. Delitti nella Marca trevigiana” del 2016 (Panda ed), e tanti racconti con cui ha esordito e che lo hanno portato a vincere numerosi premi e a spianargli la strada come riconosciuto autore di gialli di provincia.

Il trampolino di lancio è stato con “Fino all'ultimo respiro”, racconto che ha vinto nel 2008 il Gran Giallo Città di Cattolica con la benedizione della giuria composta da Valerio Massimo Manfredi, Andrea G. Piketts e Carlo Lucarelli. Una spinta non da poco, che gli ha fatto capire che, forse, la strada intrapresa era quella giusta. “La passione di scrivere è nata dalle letture, tante, di tutti i generi – dice ancora l'autore – Classici, contemporanei, saggi di storia, romanzi. I gialli di Agatha Christie e di Giorgio Scerbanenco soprattutto, il maestro del noir, il maestro di tutti. Invidio la capacità dei giallisti classici di essere machiavellici, costruire delle trame complesse ed efficaci. Credo sia dovuto al fatto che allora non esistessero le tecnologie che oggi invece sono d'aiuto nella risoluzione dei casi criminali. C'era quindi una costruzione più ricercata dei dettagli e degli indizi da intrecciare nella trama”. Ascione invece, per la sua trama, trova ispirazione in uno dei luoghi essenza di Treviso. «Quando devo schiarirmi le idee e avere la mente sgombra per mettere a punto le trame dei miei romanzi, faccio una passeggiata lungo il Sile. Amo appassionatamente la Restera. Lei non tradisce, mai! Se fosse trasportabile, me la tirerei dietro...»

Lieta Zanatta
 

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