Con le telecamere in trincea “Fucilateli” racconta l’orrore

Durante la Grande Guerra, e soprattutto dopo la rotta di Caporetto, sono stati moltissimi i soldati italiani ad essere stati giustiziati per colpe vere o presunte su ordine dei propri superiori. Ieri sono iniziate tra il Piave ed il Montello le riprese del film documentario “Fucilateli” che vuole raccontare con rigore scientifico questa pagina drammatica di storia nella Marca e in altre zone di guerra come il Carso. Il documentario, diretto da Manuel Zarpellon e Giorgia Lorenzato per la casa produttrice “Sole e Luna Production”, con la voce narrante di Stefano Amadio racconta episodi poco noti, ma storicamente documentati. La troupe che lavora grazie al contributo del ministero della Difesa e a quello del consorzio Bim Piave, ha eseguito alcune riprese ieri a Breda, dove sì compì la battaglia che tra il 16 ed il 17 novembre 1917 impedì il passaggio della linea del Piave da parte degli austroungarici, Nervesa della Battaglia e Vidor. A Nervesa i cineasti sono stati accompagnati dal presidente del Gruppo Naturalistico Montelliano, Paolo Gasparetto, che farà una breve comparsata nel film raccontando la situazione del fronte e dei militari nella zona.
Il set di Nervesa è stato l’area dei bunker della linea di difesa italiana, a Santa Croce, restaurati dall’associazione Battaglia del Solstizio. Ad agosto la troupe tornerà poi a Santa Croce per fare riprese più approfondite con mezzi più sofisticati tra cui, probabilmente, dei droni. A Vidor sono state raccontate invece storie di obbrobrio e di barbarie come quelle del sergente che sparò su chi passava il ponte disarmato, e del generale Petitti di Roreto che usò la marcia trionfale dell’Aida come sottofondo per la fucilazione di quanti fossero giudicati sbandati. Una volata terminate le riprese “Fucilateli” sarà presentato in istituzioni come il Parlamento oltre che durante manifestazioni dedicate alla memoria storica. È probabile anche il suo passaggio al cinema ed i televisione.
Molti dei fatti storici raccontati nel film sono episodi poco conosciuti di quella che fu la tragedia della Grande Guerra nella Marca. Per esempio nell’autunno e all’inizio del 1917 a Nervesa quatto soldati vennero fucilati per saccheggio: avevano preso degli indumenti da case private per proteggersi dal freddo. «Una situazione del genere per noi è assurda, visto lo stato di necessita, ma il codice militare dell’epoca puniva con la pena capitale ogni lesione del diritto dei proprietà dei civili da parte dei soldati» spiega la regista Giorgia Lorenzato che è coautrice del film assieme a Manuel Zarpellon. Altri soldati presero la vita per assurdità dovute alle mancate comunicazioni tra comandi durante i giorni concitati della rotta di Caporetto. «Per evitare rivolte e sbandamenti, dei generali fecero disarmare alcuni soldati durante la ritirata. Questi passato il ponte di Vidor o quello della Priula furono fatti fucilare per aver perso le loro armi» conclude la cineasta. Tragici fatti poco conosciuti ma bene documentati: Il documentario è realizzato seguendo il rigore del comitato scientifico d’ateneo dell’università di Padova riprendendo soprattutto i lavori della commissione parlamentare d’inchiesta su Caporetto e basandosi su altre fonti attendibili come le lettere di protesta di militari che furono pubblicate nel 1919 su “L’Avanti” il giornale del partito socialista.
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