Barbareschi fra tivù, cinema e confessioni: «Treviso ha le donne più sexy del mondo»

Da giovedì 10 aprile Luca Barbareschi fa il presidente degli Stati Uniti capriccioso con il suo “November” al Del Monaco: «Il teatro è stupendo, a Treviso sto sempre volentieri».

 

Elena Grassi
Luca Barbareschi a Treviso con “November”
Luca Barbareschi a Treviso con “November”

È uno spettacolo che ci proietta con acuto sarcasmo nella nostra realtà, “November” di David Mamet, per la regia di Chiara Noschese, che vede protagonista Luca Barbareschi nei panni di Charles Smith, un ipotetico presidente degli Stati Uniti, pronto a tutto pur di farsi rieleggere.

Lo vedremo al teatro Del Monaco di Treviso da giovedì 10 aprile a sabato 12 aprile alle 20.30 e domenica 13 aprile alle 16 (biglietti su www. teatrostabiledelveneto. it o al botteghino), con l’incontro aperto al pubblico per dialogare con il cast venerdì 11 alle 18 al teatro La Stanza (ingresso libero su prenotazione: amministrazione@temacultura.it).

Barbareschi, come mai questo testo le è piaciuto così tanto da volerlo produrre e tradurre personalmente?

«David Mamet è un amico da sempre, ho tradotto la sua opera omnia e fatto molti suoi film, siamo come fratelli. “November” ce l’avevo sulla scrivania dal 2007, ma nel frattempo sono stato impegnato in altri progetti, poi di recente mi sono reso conto che il testo racconta proprio quello che sta accadendo oggi e ho deciso di portarlo in scena per la sua allarmante attualità».

Che cosa sta accadendo ora?

«La fine della politica, intesa come rispetto della polis, dell’etica e della morale. Il presidente di “November” ha l’età mentale di otto anni, infatti lo interpreto come un bambinone capriccioso, che fa tutto quello che vuole, cambia il giorno del Ringraziamento, mangia il tonno al posto del tacchino, cose infantili e stupide. La politica oggi ha perso ogni significanza ed è gestita dai fondi finanziari: uno come Besos, da solo, potrebbe comprare il debito pubblico europeo, e come lui Zuckerberg e Musk, che gestiscono anche i social e la comunicazione: c’è un problema».

Sembra essere tornati a “Quarto potere” di Orson Welles?

«Peggio, sembra di essere in 1984 di Orwell. Senza che ce ne accorgessimo, ci hanno svenduto l’Italia. Prodi con la Via della Seta ci ha fatto importare tutto dalla Cina senza limiti, non esiste più nel nostro Paese una catena alberghiera italiana, non abbiamo più l’azienda automobilistica, perfino i diritti d’autore di molta musica classica, come quella di Vivaldi, ce li hanno i tedeschi. E adesso con i dazi imposti dagli Stati Uniti sarà un disastro per tutti, inclusi gli stessi Usa, visto che molti settori, tipo quello aerospaziale, sono consorziati con aziende europee: cosa faranno, si autotasseranno per le componenti che necessitano di avere da noi»?

C’è un presidente a cui si è ispirato per l’interpretazione?

«Trump è il più vicino al mio personaggio, anche se in realtà è molto più intelligente di Bush, perché ha capito che la gente non ha più memoria, puoi dire una cosa e negarla il giorno dopo, senza che nulla accada. E allora cosa fanno le persone? Non vanno più a votare. Negli Stati Uniti vota il 30% e questo è il primo passo verso le dittature: delegare il potere a qualcuno che comanda per te. Trump ha illuso gli elettori che basti un uomo, e ho letto un sondaggio su Tiktok che i ragazzi vogliono qualcuno che decida per loro».

Che messaggio lancia questo spettacolo?

«Che noi non siamo quello che raccontano i media, siamo gente semplice che ride e piange per le stesse cose, gente di cuore e capace di grande solidarietà. Se la politica avesse un orecchio per i bisogni delle persone normali e facesse pagare le tasse a chi ha più soldi, usciremmo dalla stupidità del potere. Ci vuole il potere delle idee, perché sono le idee che hanno cambiato il mondo. Il potere ha fatto solo morti, Stalin e Hitler hanno fatto guerre, Goethe, un letterato, ha inventato il canale di Suez e il canale di Panama. Io dico sempre che i politici hanno un monumento ma e c’è sempre un piccione che gli caga in testa».

Progetti futuri?

«Avrò un nuovo programma in Rai, due film in cantiere, e lo show tratto da “The Palace” di Polanski, che ho prodotto, debutterà a Parigi: è un bel periodo».

Che rapporto ha con Treviso?

«La conosco bene perché ci sono venuto varie volte, recitando a teatro. È la città con le donne più sexy del mondo, peccato che sono vecchio perché altrimenti ci tornerei con più entusiasmo! Avete ristoranti e bar elegantissimi, il Del Monaco è stupendo, a Treviso sto sempre volentieri».

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