Anbeta: «Carmen esiste, è intorno a noi»

In scena a Padova con Amilcar Moret: «L’amore che costa la vita purtroppo non è un retaggio del passato»

PADOVA. Una donna libera, capace di decidere per se stessa senza badare ai cliché. Nonostante sia nata nell’Ottocento, la Carmen che Anbeta Toromani porterà in scena domenica sarà profondamente attuale, un riflesso della modernità. «La mia Carmen è una donna senza sbavature, determinata, indipendente, desiderosa di vivere a modo suo a prescindere da quello che la società vorrebbe da lei. Vuole essere libera di amare senza pregiudizi. Una scelta che le costerà la vita. Purtroppo, non si tratta di un retaggio del passato, ci sono tante Carmen anche ai giorni nostri» sottolinea Anbeta, pronta ad esibirsi sulle musiche di Georges Bizet arrangiate da Giuseppe Calì.

Il sipario si alzerà alle 17 al teatro Verdi di Padova con l’introduzione alla performance della giornalista Paola Bruna. Alle 18 lo spettacolo, passi di danza capaci di trasmettere un messaggio eloquente al pubblico, soprattutto alle giovani generazioni che ad Anbeta guardano con infinita ammirazione. «Mi sento fortunata, in passato avrei parlato dei sacrifici fatti per la danza ma in questo momento ballare è per me solo un grande privilegio. Non mi riferisco al successo, ma all’aver fatto quello per cui ho studiato» racconta. Artista di origini albanesi, 39 anni, dopo essersi diplomata all’Accademia di Ballo ha lavorato come prima ballerina al Teatro dell’Opera di Tirana. La notorietà arriva in Italia, con il talent show “Amici” di Maria De Filippi, dove entra a far parte del gruppo di ballerini professionisti.

Anbeta è eleganza innata e talento puro. «Indipendentemente dal palco cerco di dare al pubblico la stessa danza, fatta bene» spiega. Nella Carmen sarà al fianco di Amilcar Moret, il suo Don José. «È un interprete di qualità con cui è un piacere poter ballare, così come con tutta la compagnia Daniele Cipriani Entertainment. Il coreografo Amedeo Amodio è un maestro, lavorare con lui è un traguardo importante per me» sottolinea. L’evento è inserito nella rassegna Prospettiva Danza Teatro 2018 promossa dal Comune di Padova in collaborazione con Arteven. Per la ventesima edizione si è deciso di indagare le Visioni sul corpo, un’occasione per riflettere anche sul significato della parola talento. «Tutti nasciamo con un talento da poter esprimere e sta a noi trovare la strada. Nella danza il talento non è dato solo dalle doti fisiche, esiste anche il talento che si concretizza attraverso il lavoro. Ogni scelta parte dalla testa, ma non si può tralasciare l’istinto. L’artista è un insieme di cose: lavoro, cuore, intelligenza, passione e determinazione. Se uno degli ingredienti viene a mancare non funziona. Per me questa è l’essenza del successo che non equivale alla popolarità, significa sentirsi realizzati in sé e per sé».

La cassa di risonanza televisiva ha portato la danza classica, e non solo, nelle case degli italiani, ma restano le difficoltà economiche di molti enti teatrali. «Il periodo storico è difficile» commenta Anbeta «in un paio d’anni sono state chiuse due importantissime compagnie di danza a Firenze e Verona. Gli artisti sono rimasti tutti per strada e non ne ha parlato nessuno. Credo sia doveroso mettere in luce queste situazioni e serve l’attenzione delle istituzioni. Il lavoro artistico vale tanto quanto il lavoro in fabbrica, riguarda il futuro di persone e famiglie». Nonostante il panorama incerto, la danza resta una fedele compagna di vita, conclude Anbeta: «Quando c’è vorresti il riposo, quando ti riposi finisce per mancarti. Quel che è certo è che una volta incontrata non ti abbandonerà più».

Per informazioni sull’acquisto dei biglietti della rassegna Prospettiva Danza Teatro: teatrostabileveneto.it.

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