Zero Branco. Mamma e figlia muoiono a un giorno di distanza

Zero Branco. Il grande cuore di nonna Cesarina non ce l’ha fatta: è spirata giovedì notte, a un giorno di distanza dalla figlia Luciana. Era ricoverata al Ca’ Foncello mentre la figlia è mancata mercoledì alle 17 in una clinica milanese, dove stava combattendo contro un tumore.
«Sembrava andasse tutto bene, i medici erano contenti per l’esito dell’intervento, poi un’infezione ce l’ha portata via», racconta la figlia Lisa Spinato, 39 anni tra poche settimane.
Nessuno aveva detto alla nonna, Cesarina Tronchin, 89 anni, che le condizioni della figlia Luciana Dotto, 67 anni, erano peggiorate. «Eppure sono sicura che aveva intuito tutto nonostante la distanza» dice con un filo di voce Lisa, che si è trovata in pochi giorni al centro di un uragano di dolore. Lei era a Milano da un mese, non aveva voluto abbandonare la mamma neppure per un minuto e sentiva quotidianamente la nonna al telefono.
«Mi sono accorta che negli ultimi giorni era strana e ho allertato il 118, mercoledì si è aggravata e l’hanno ricoverata in Nefrologia». I reni non funzionavano più ma era il cuore quello che sanguinava in questa anziana che aveva visto morire una dopo l’altra le figlie Caterina nel 2013 e Bruna nel 2016. Anche il marito, Gelindo Dotto, era mancato due anni fa. Lisa sente che le cose precipitano e saltando notti di sonno, con la mamma appena morta, parte da Milano per raggiungere la nonna a Treviso: «Sono arrivata alle 21 e lei è spirata un’ora dopo: mi aveva aspettato».
Ora al dolore si accompagna una montagna di carte burocratiche, c’è da riportare il corpo di mamma Luciana a casa per affrontare la sepoltura lunedì nel cimitero di Zero Branco dove abitava Cesarina e dove viveva Luciana prima di trasferirsi a Olmi. La funzione sarà privata, nel rispetto delle norme. «Finita l’emergenza celebreremo una messa di suffragio» dice Lisa, che piange la mamma con papà Eugenio e il fratello Marco, mentre nonna è ricordata in particolare anche dai cugini Matteo e Nicola che citano il dolce sorriso. Poi ci sono i tanti amici e parenti. Lisa ha voluto dedicare alla mamma, con cui sente di avere un rapporto «che va oltre l’eternità», una poesia stampata nell’epigrafe: «Il tuo cuore lo porto con me, lo porto nel mio, non me ne divido mai, dove vado io, vieni anche tu». Nella disperazione trova appiglio nella forza, nell’ottimismo, nella bontà che Luciana ha trasmesso, testimone «dell’albero chiamato vita, che cresce più alto di quanto l’anima spera». —
Laura Simeoni .
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