Zanotti a prezzo di saldo. La Curia: «Noi estranei»

Il complesso da 9.500 metri cubi in pieno centro venduto per 1,8 milioni di euro Decisivi il sì del Comune all’ampliamento col Piano casa e l’assenso del Vaticano

Un milione e 750 mila euro, tre miliardi e mezzo di vecchie lire. Tanto è costata, all’impresa Pesce snc di Scorzè - guidata da Fabio Pesce, imprenditore residente a Treviso - l’acquisto dell’istituto Zanotti di via Battisti, dalle Carmelitane che fino a pochi anni fa avevano asilo e scuole elementare, riferimento per la “Treviso bene” e non solo.

La cifra spunta dal contratto preliminare stipulato a giugno fra la casa madre dell’ordine e l’impresa Pesce: davanti al notaio Roberto Paone di Camposampiero sono comparsi suor Claudia Maninetti, 46 anni, delegata a legale rappresentante dell’istituto delle Carmelitane di Santa Teresa di Firenze (casa madre dell’ordine), e Fabio Pesce, “ad” della Pesce Invest srl di Scorzè.

Le suore del Mater Carmeli si impegnano a vendere il complesso (non del tutto, ma una buona parte: è esclusa la chiesa e in parte l’ala che corre in via del Bagattino). L’azienda versa 1,750 milioni - caparra di 1 milione di euro e saldo successivo in due tranche da 200 mila euro e da 550 mila - con due premesse fondamentali: Una sacra e una più... profana, una spirituale e una assai più materiale.

La prima – e seguiamo l’ordine del contratto – è decisamente profana. L’assenso del Comune di Treviso al parere preventivo di ristrutturazione dello Zanotti alla luce del piano casa (redatto dall’architetto Annamaria Scrufari), da cui emerge appunto la potenzialità edificatoria di una cubatura complessiva di 9.500 metri quadri. Allegato al contratto il parere favorevole del Comune di Treviso, che autorizza, pur con prescrizioni e indicazioni tecniche, l’intervento proposto con l’ipotesi in subordine presentata dalla professionista. In mezzo, i dettagli tecnici e l’obbligo dell’istituto delle Carmelitane di avviare la pratica edilizia della ristrutturazione per i 9.500 metri cubi, da edificare su 3.000 metri quadri.

Il progetto sarà redatto dallo studio associato Pandolfo & Possamai di Treviso. L’architetto Annamaria Scrufari progetterà il compendio che resterà di proprietà delle suore, ovvero la casa all’angolo con via Bagattino, la chiesetta storica dell’Adorazione Eucaristica, (1884), peraltro tutelata.

C’è poi l’altra premessa, quella sacra, ed è la «condizione sospensiva» all’articolo 6 del contratto. E ricorda come alle suore Carmelitane necessiti di un placet della Santa sede per la vendita alle condizioni sopra specificate, e anche come la mancata concessione del parere favorevole, «in tutto, o anche solo per l’importo richiesto», rende «inefficace il contratto». Dunque lo annullerebbe.

Ma c’è questo disco verde della città del Vaticano? Sì, perché l’operazione è stata perfezionata. Ma chi ha dato l’assenso alla vendita del complesso? «Era già stata richiesta a suo tempo, prima dell’insediamento dell’attuale vescovo, ed aveva avuto accoglimento dagli organismi deputati», precisa monsignor Adriano Cevolotto, vicario vescovile della diocesi di Treviso, «in ogni caso l’istituto religioso ha una sua autonomia, come tutti gli altri ordini e gli enti ecclesiastici. C’è un iter preciso da seguire, con un’istanza al Vaticano in cui si precisano termini e condizioni dell’eventuale operazione di vendita del patrimonio. Non c’è da parte della Diocesi alcun obbligo di controllo, e non siamo mai stati coinvolti in questa operazione, fuori dai nostri ambiti. E della quale peraltro abbiamo appreso dai giornali». Il vescovo Gardin e i vertici della Diocesi ribadiscono la loro assoluta estraneità all’operazione immobiliare, in ogni passaggio.

Si deve quindi tornare indietro, ai tempi del vescovo Andrea Bruno Mazzocato. Quando lo Zanotti sarebbe dovuto entrare nell’orbita della fondazione Pio X e del collegio vescovile. Poi non se ne fece nulla. O meglio, dall’istituto partirono le classi dell’asilo e delle elementari, verso le ex Turazza, non i muri.

Ora lo Zanotti diventerà un residence di alta gamma fra Duomo e città Giardino. Oltre all’1,8 milioni, la Pesce avrebbe assicurato alle suore un restauro in Toscana. E sul piatto ci sarebbe la (lauta) mediazione di un professionista. Una cosa è certa: nel settore immobiliare trevigiano, la cifra sborsata da Pesce viene considerata un «affarone».

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