Zaia e la cena cinese, infuria la polemica
E' un caso nazionale. Il governatore: l'amico Marco usa nostri prodiotti e dà lavoro

Luca Zaia e la moglie Raffaella con il cinese Hu detto Marco, titolare del rostorante Wok Sushi a Preganziol
E' rimbalzato sui media nazionali il caso del govenratore Zaia contestato dai ristoratori padovani per la cena di Capodanno al «wok» di Preganziol, dall'amico Hu Lishuang detto Marco. «Ma come, il predicatore del nostro territorio e dei chilometri zero poi va dal cinese?» - hanno scritto i ristoratori padovani, invocando «coerenza». Zaia, irritato, ha risposto con una lettera: «mangio veneto e cinese - ricorda - e quel ristoratore usa prodotti delle nostre campagne e dà lavoro».
«Marco» spiega il suo segreto: 670 posti a sedere tra Preganziol e Cadoneghe, prezzi dai 10 ai 15,90 € a persona, 54 dipendenti, due forniture a settimana di pesce, tre forniture a settimana di verdure. La voglia di raddoppiare, a Due Carrare e Marcon. Ma come è possibile? I ristoratori lo odiano e lo invidiano, i clienti accorrono in massa e ringraziano. Anche ieri, giorno della Befana, ai «Wok Sushi» era «tutto esaurito». Per chi dubita della qualità dei suoi prodotti, Hu «Marco» ha la risposta pronta: «Il pesce lo acquisto alla Pescamar di Chioggia, due volte a settimana, fresco e surgelato. E fanno la spola tra Preganziol e Cadoneghe». La verdura? «Dal mercato ortofrutticolo di Padova. Tre, 4 consegne a settimana». La carne? Dal Cash and Carry di Limena. La birra cinese? Da un grossista di Milano. E il gelato? Da Villorba, artigianale». Un esercito di cuochi e camerieri per forniture da "caserma": come quadrano i conti? «Guadagno risicato, per ora, ma faccio un ragionamento economico preciso: siamo aperti da meno di tre anni, calcoliamo che il guadagno reale verrà adesso. E attività come queste durano circa 8 anni, poi scatta il rinnovamento». E a chi sostiene che per praticare prezzi così bassi utilizzi pietanze avanzate per realizzare nuovi piatti, senza mai buttare nulla, «Marco» ricorda che «tutti i nostri cibi vengono cotti una volta soltanto: se il cliente li lascia sul piatto, si butta via tutto. La cucina, a Preganziol e a Cadoneghe, è "a vista", i cibi sono cotti sotto gli occhi dei clienti» E i capitali, visto che sin qui non c'è stato guadagno? «Mio padre era sindaco di una città di 220 mila abitanti in Cina. Ha messo da parte qualche soldo e mi aiuta prestandomi denaro. Noi non vogliamo tornare in Cina, la mia filosofia è guadagnare in Italia e investire in Italia. La nostra vita ormai è qua». I dipendenti, dopo un mese di prova, sono assunti a tempo indeterminato, a 1.200 euro al mese, vitto e alloggio pagati. Ma questo segreto? «Non è uno solo. Innanzitutto bisogna avere idee vincenti, ma vanno realizzate prima degli altri. Ci sono riuscito: locali di qualità, prezzo bloccato. Poi l'immagine: lavoro 16 ore al giorno, ho fatto di tutto per costruire la reputazione dei locali. I cinesi non vengono a mangiare qui: la nostra è cucina orientale con prodotti veneti». L'ultimo messaggio ai ristoratori imbufaliti: «Lavorano con pochi clienti, io me la gioco con grandi numeri. Ovvio, con centinaia di clienti al giorno riesco a "giocare" sul prezzo finale». Intanto uno dei ristoratori padovani esce allo scoperto: «Ho votato Lega, l'ultima volta non so se lo farà ancora». E i colleghi trevigiani, sin qui rimasti zitti zitti?
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