Vuole le ceneri dell’amico Il caso davanti al giudice

L’uomo, 77enne, reclama l’urna del convivente, ma il Comune si oppone Ca’ Sugana: va solo ai familiari. Domani l’udienza, il caso finisce anche a Roma

Compagni fino alla morte. Amici, forse più. Un legame stretto, unico quello tra Sergio e Giuseppe, un amore pulito, ma non previsto dalla legge che ora nega a chi è rimasto in vita di poter avere le ceneri di chi non c’è più. La loro storia non è unica. Ad esserlo però è la battaglia legale che Giuseppe, al contrario di altri, ha deciso di ingaggiare contro il Comune di Treviso. Una sfida «di civiltà» che prenderà il via domani e si annuncia come un caso da Corte Costituzionale.

Giuseppe Sinaldi ha 77 anni. Sergio Corazzin è morto il 23 febbraio 2010, a quasi sessant'anni. Non erano fratelli e neppure parenti alla lontana, ma sono stati compagni per una vita, condividendo più di quarant'anni di storia, convivendo nel lavoro, nei viaggi, nelle discussioni, e poi anche nella nella vita di tutti i giorni in una villetta di viale Trento Trieste.

Giuseppe non ha paura di raccontare il legame strettissimo con Sergio, così come non teme di puntare il dito contro regole che gli impediscono un ultimo gesto d'affetto. «Voglio le ceneri perché così desiderava lui», dice Giuseppe, che Sergio ha nominato suo unico erede preferendolo ai familiari, «ne avevamo parlato più volte: chiedeva che i suoi resti finissero in Carinzia, dove andavamo da anni in vacanza». Oggi invece sono in un loculo del Cimitero Maggiore, affittato da Sinaldi, che lo ha assistito durante tutta la lunga malattia che lo ha portato alla morte, nella loro casa.

«Questa non è una battaglia legale e basta, è una questione di affetto, di giustizia sociale, di logica» dice Innocenzo D'Angelo, presidente della camera civile degli avvocati di Treviso e legale che ha deciso di affiancare la battaglia di Giuseppe. «Lui è l’unico erede» spiega il legale, «ma la legge non chiarisce se l’erede possa essere considerato alla stregua di un familiare nella gestione delle ceneri. Noi riteniamo di sì, soprattutto se, come in questo caso, c’è un’intera vita a testimoniare un affetto unico e forte tra i due». Il Comune di Treviso, con la sua avvocatura civica, oppone questioni di metodo, più che di merito, rimandando la palla a un tribunale amministrativo.

Ma chiamando in causa norme e «vuoti legislativi», oltre che legami affettivi, la questione«rischia di essere rinviata all’attenzione della Corte Costituzionale. La decisione spetta al giudice Sabrina Cicero che domani affronterà il caso. Sinaldi ha pronti oltre dieci testimoni della sua vita con Sergio. Sul piatto, però, c’è una vicenda che può spalancare le porte al dibattito sulle coppie di fatto.

Federico de Wolanski

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