Vittorio Veneto: si accascia nel suo negozio, morto il fotografo Turchetto

Vittorio Veneto. Da pochi giorni aveva compiuto 63 anni, la sua bottega in viale della Vittoria Per il suo lavoro aveva girato il mondo, dall’Africa all’Asia: amato da tutti 

VITTORIO VENETO. E’ partito venerdì sera per il viaggio più lungo Danilo Turchetto, storico fotografo di Vittorio Veneto, che per i suoi scatti era stato in ogni parte del mondo, dall’Africa all’Asia. Un vittoriese conosciuto da tutti, se non altro per il suo negozio in Viale della Vittoria in centro città. Nato a Vittorio Veneto il 14 novembre 1954, sposato con Palmina Gioia, Turchetto lascia i fratelli Marzio e Tiziana, nipoti e cognati. Giovedì pomeriggio e appena due giorni dopo il suo compleanno, in seguito ad un malore che lo aveva colpito mentre si trovava nel suo negozio, è stato trasportato all’ospedale di Conegliano dove è stato sottoposto a terapia intensiva.

Si è spento il giorno successivo. Le esequie si svolgeranno in forma privata; lunedì mattina alle 9,30 presso l’obitorio di Conegliano avverrà la chiusura della bara che sarà trasportata a Ferrara per la cremazione. La famiglia chiede che chi volesse attribuire un segno di ricordo non lo faccia con i fiori ma con una donazione all’Aido.

Da giovanissimo Danilo è entrato nell’attività familiare fondata da entrambi i genitori, veri pionieri dell’arte fotografica. «Lui si era specializzato nella conoscenza delle attrezzature fotografiche diventando un punto di riferimento per chi intraprendeva l’hobby della fotografia ma soprattutto per i fotografi più esperti ed esigenti – così lo ricorda uno dei suoi amici più cari, Alessandro De Bastiani -. Grande amante dei viaggi Danilo ha collezionato un’infinità di mete in ogni parte del mondo. Molti sono coloro che hanno avuto il privilegio di essergli amici e che lo salutano alla partenza per questo suo lungo viaggio». I racconti non solo fotografici della Siria piuttosto che dell’India richiamavano i cultori di questi mondi lontani che Turchetto riusciva ad avvicinare. «E a far amare» come attestano gli amici.

Quella degli appassionati di fotografia era diventata la sua comunità, ogni anno più vasta; don Pietro Zaros, un poeta della macchina fotografica, era sempre nel suo negozio per chiedergli consigli. Vittorio De Savorgnani, altro artista del clic, soprattutto delle terre alte, ha conosciuto (ed apprezzato) Danilo, coltivando la stessa arte. «Danilo era una persona curiosa, generosa, ironica, davvero innamorato della vita» lo ricorda Elisabetta Gavaz. «Era un curioso del mondo, delle culture, dell’umanità; per questo era spesso in viaggio, lui e sua moglie» aggiunge Gavaz, che non dimentica le gravi sofferenze che la salute gli faceva patire, ma che Turchetto – testimonia la giornalista – ha saputo sempre affrontare con ironia, credendo nella vita. L’altra sera, invece, proprio non ce l’ha fatta. 

 

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