Vittorio Veneto, logo scolastico del Beltrame sugli slip, sito rimosso. La preside: «Allievi fragili, adulti delatori»

Una circolare della dirigente scolastica chiama in causa la responsabilità dei docenti e dei genitori.

Sardella: «Grave leggerezza, la scuola può rimediare». Il sindaco: «L’alberghiero ha altra reputazione»

Lorenza Raffaello
I loghi del Beltrame di Vittorio Veneto su slip e boxer
I loghi del Beltrame di Vittorio Veneto su slip e boxer

Nonostante il sito e-commerce dove si potevano acquistare gli accendini e le mutande con il logo della scuola sia stato già rimosso, all’Istituto alberghiero Beltrame di Vittorio Veneto si vivono giorni di tensione. Sono gli strascichi della vicenda che ha scompigliato l’intera comunità scolastica.

All’indomani delle denuncia da parte di docenti e genitori per la vendita di accendini e mutande con lo stemma della scuola e la reazione accorata, per usare un eufemismo, da parte della dirigente scolastica Letizia Cavallini, ora, in attesa che vengano comunicati e applicati i provvedimenti che la dirigente stessa ha annunciato, tra i corridoi, nelle classi e nei laboratori, la tensione è palpabile. E se la questione sembrava essersi risolta nell’immediato, con la rimozione del sito, rimane aperto un altro fronte: dirigenza, docenti e studenti sembrano su posizioni distanti.

«Quello che ferisce non è tanto il comportamento dei ragazzi, che in quanto tali stanno facendo un cammino di crescita, ma degli adulti che non hanno voluto collaborare e si sono comportati come delatori» ha scritto in una circolare la dirigente.

La vicenda risale allo scorso venerdì, quando sul registro elettronico della scuola era apparsa una comunicazione scritta dalla vicepresidenza che informava gli studenti dell’apertura di un e-commerce creato da rappresentanti di istituto, deputato alla vendita di merchandising scolastico: felpe, ma anche accendini, slip e boxer. Oggetti poco consoni a rappresentare un istituto come il Beltrame, da sempre in prima fila per la lotta al tabagismo e al body shaming.

Tale comunicazione, che invitava all’acquisto e forniva delucidazioni su come finalizzarlo, aveva suscitato l’indignazione di docenti e genitori.

La reazione della dirigente non si era fatta attendere. Dapprima con una dichiarazione in cui annunciava che sarebbero stati presi provvedimenti e, poco dopo, con una comunicazione ufficiale, la circolare 633, indirizzata a genitori, studenti e studentesse, docenti e personale Ata.

«Si desidera comunicare alla Comunità scolastica tutta, che gli studenti rappresentati d’Istituto e della Consulta hanno operato disattendendo i dispositivi dati da questa Dirigenza e facendo leva sulla buona fede di chi ha redatto il comunicato. Gli studenti de quo infatti hanno avuto autorizzazione all’utilizzo del logo scolastico solo per le felpe d’istituto e ad una vendita esclusivamente interna e previa comunicazione e autorizzazione da parte di questa Dirigenza per i profili di responsabilità connessi» si legge nella circolare, «spiace quanto accaduto perché dimostra da un lato la fragilità degli studenti che dovrebbero ben distinguere ciò che è lecito e decoroso e ciò che non lo è, dall’altro si osserva la fragilità di una Comunità educante».

Il fatto ha suscitato anche le reazioni delle istituzioni. Il provveditore agli studi di Treviso, Barbara Sardella, afferma: «Credo che sia stata una goliardia, una leggerezza dai ragazzi, la scuola dovrà fare la sua parte per far capire la conseguenza delle loro azioni e la loro responsabilità per danni all’immagine dell’istituto, la dirigenza e i docenti sono preparati ad affrontare situazioni del genere. Vorrei precisare che in tutto questo la Consulta non ha nulla a che fare con questa vicenda e con la vendita degli articoli».

Dello stesso parere anche il sindaco Antonio Miatto: «Sono convinto che sia stata una ragazzata, gli studenti hanno esagerato con i prodotti messi in vendita, certo non di buon gusto, l’azione non è in linea con la reputazione ottima del Beltrame».

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