Vittorio Veneto, «Il non-asilo è nella natura: così cresciamo bimbi sani»
In area Fenderl, a Vittorio Veneto, un gruppo di genitori si ritrova ogni mattina coi piccoli di 3-5 anni. «Giocano all’aperto anche quando piove: vuoi mettere quante cose imparano?»

VITTORIO VENETO. Non importa il cattivo tempo. Ogni attività può essere utile all’apprendimento, come sollevare i sassi per scoprire i piccoli vermi nel loro habitat o giocare con le pozzanghere. Ma non chiamatelo asilo. Il suo nome è Up, acronimo di “United People” e si trova nell’oasi verde dell’area Fenderl. Un progetto nato “dal basso”, che ha come riferimento l’outdoor education. Obiettivo: fare vivere i bambini all’aria aperta. E a imparare da qualsiasi cosa. Ogni giorno un’esperienza diversa e chi vuole far partecipare il proprio figlio lascia un piccolo contributo per le spese.

Non chiamatelo asilo
«Non è un asilo», ci tiene a precisare Roberto Piccin, uno dei responsabili. «L’idea parte da un piccolo gruppo di famiglie. Ha come scopo la diffusione di una cultura ecologica orientata a promuovere un percorso di scoperta e radicamento della propria identità nella natura». La fascia di età è dai 3 ai 5 anni, quella della scuola dell’infanzia. La filosofia, nata in nord Europa, teorizza che il contatto con la natura sia necessario per la crescita dei più piccoli. «Abbiamo visitato Danimarca e Svezia e sappiamo ciò di cui parliamo», aggiunge Piccin. «I bambini stanno all’aperto anche quando piove, siamo attrezzati. Un modo per avere un approccio diretto con la natura». “Up” si fonda su un tipo di educazione parentale, nel quale i genitori stessi sono parte attiva della costruzione del progetto educativo. Si rivolge prevalentemente a famiglie con bambini che vogliano mettersi in gioco in un’esperienza educativa differente da quelle già esistenti. «E non c’entriamo nulla con i no vax», sottolineano con fastidio i promotori, «abbiamo sentito girare voci prive di fondamento».
All’aperto è meglio
La cultura che vogliono diffondere queste famiglie riguarda i benefici dell’educazione all’aperto e del vivere in natura. Punti di partenza fondamentali per lo sviluppo della persona. Tale progetto non ha fini di lucro, non fornisce servizi pubblici e nemmeno servizi all’infanzia. I piccoli stanno con i genitori all’aperto, fanno attività diverse, anche se fuori c’è brutto tempo. Ogni genitore provvede al mangiare per i propri figli, con pranzo al sacco o portandoli a casa. All’area Fenderl si possono trovare bambini armati di mantelline e stivali, che giocano nelle pozze d’acqua o che fanno esperienza nei boschi. Si siedono su tavoli e panche costruite con i tronchi degli alberi. Sono inoltre organizzati dei corsi e c’è la possibilità che i bambini più piccoli interagiscano con quelli più grandi. Il gruppo dei genitori, molto variabile, gestisce i bambini a turno. «Sono due anni che stiamo lavorando a questo progetto», racconta uno dei promotori. «Ci trovavamo le domeniche in Cansiglio o in grandi parchi pubblici. Alla fine abbiano pensato di trovarci nell’area Fenderl e fare qualcosa di più concreto. Siamo usciti in passeggiata a Santa Augusta, siamo stati a vedere come si fa il miele, a scoprire le erbe di montagna e alberi».
La formazione
«Non siamo in contatto con alcuna scuola», conclude Piccin, «alcuni genitori hanno seguito formazione per l’educazione all’aperto e siamo seguiti da uno sviluppatore sociale, che aiuta ad elaborare strategie sociali importanti per tutti».
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