Uccise la moglie inferma dopo l’ictus: pensionato condannato a 14 anni
L’omicidio di Maser a settembre 2023. Sergio De Zen si era auto denunciato per quanto commesso nei confronti della consorte Manuela Bittante. Per la difesa è stato un gesto dettato dalla disperazione per le condizioni di salute della donna. L’uomo resta in carcere

Quattordici anni di galera per aver ucciso la moglie inferma a letto, poco dopo che era stata dimessa dall’ospedale. È la condanna inflitta martedì 17 giugno dai giudici della Corte d’Assise di Treviso a Sergio De Zen, il pensionato di Maser che, il 24 settembre del 2023, accoltellò la moglie di 77 anni, Manuela Bittante, morta 24 ore più tardi all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.
Quel giorno ad armare la mano di De Zen (difeso dall’avvocato Sabrina Dei Rossi), secondo quanto lui stesso aveva confessato nell’immediatezza dell’arresto, fu la disperazione per le condizioni della moglie.

«L’ho fatto per pietà, mi sono sentito impotente», aveva detto De Zen ai carabinieri dai quali era andato a denunciarsi subito dopo aver aggredito la moglie.
La sua vita era radicalmente cambiata un giorno di metà luglio del 2023 quando la moglie fu colpita da un ictus mentre si trovava in casa. La fortuna volle che l’allarme al 118 fosse stato subito lanciato. Per due mesi la donna era rimasta ricoverata all’ospedale, seguita dai sanitari. Tutto era filato via liscio. Poi, a metà settembre, la decisione di dimetterla e di mandarla a casa. Un fulmine a ciel sereno, anche perché nessuno dei familiari era preparato per un’assistenza che avrebbe richiesto attenzione giorno e notte.
«All’ospedale ti salvano la vita ma poi guarda in che stato ti lasciano», aveva sbottato l’ex operaio metalmeccanico in pensione. «Quella non sarebbe stata vita - aveva detto - ma soltanto un prolungamento della sofferenza. Manuela non lo meritava».
De Zen era entrato nel carcere di Santa Bona la sera stessa dell’aggressione con l’accusa di tentato omicidio. Accusa che, all’indomani dell’accoltellamento in casa, cambiò in omicidio volontario dopo che la moglie era spirata in un letto del reparto di Rianimazione dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso.
Da allora De Zen, nonostante l’età avanzata, è rinchiuso in carcere.
Per la figlia Aurora, costituita parte civile con l’avvocato Paolo Pastre, quello del padre non fu un “atto di pietà” ma di “egoismo”.
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