Vittorio Veneto: crisi commercio, altri tre bar verso la chiusura

Ai Portici, Sambar e Al Ponte voltano pagina. I gestori: «Strangolati dai costi». L’Ascom: «In città ce ne sono troppi».

VITTORIO VENETO. Bar verso la chiusura e continui cambi di gestione. La crisi sta desertificando la città. Serrande abbassate per il bar Al Ponte di via Antonello da Serravalle. Lascia anche la gestrice del SAMbar di piazza XXII maggio 1870. In vendita il bar ai Portici in piazza del Popolo. Verso il cambio di gestione, invece, il Caffè Carducci, nell’omonima via.

Gli ultimi tre sono a pochi metri distanza l’uno dall’altro, nel cuore pulsante del centro. «Troppi bar in città», è l’asciutto commento di Michele Paludetti, presidente di Ascom. A chiudere per primo sarà il bar al Ponte. «Cesseremo l’attività a fine novembre», conferma la titolare Loretta Bonotto, «dopo dieci anni lascio, non è più possibile continuare. Sono qui da sola e non riesco più a lavorare 12 ore di fila. La stanchezza si fa sentire ed è comunque sempre più difficoltoso stare sul mercato». Entro dicembre abbasserà le serrande anche il SAMbar al rione 66.

«Me ne vado perché a Vittorio Veneto non c’è giro, non c’è gente, c’è calma piatta», è l’amara analisi di Rejane Santos.

«Ho resistito un anno e mezzo, ho stretto i denti, ma continuare è un’impresa impossibile, c’è la burocrazia che ti strangola, le tasse, si riesce a mala pena a sopravvivere. Se metti tutto nella bilancia non conviene restare aperti. Lavori dieci, dodici ore e ti ritrovi a pagare più di quanto incassi. Stiamo soffrendo in tanti. In città ci sono molti locali che stanno tentando di vendere l’attività».

Il turn over delle gestioni cresce non solo in numero ma anche in frequenza. I gestori durano sempre meno. In molti casi di tratta di pochi mesi. Già messo in vendita, per esempio, il bar ai Portici in piazza del Popolo. Il locale, frequentato dai giovani, aveva chiuso i battenti ad ottobre dell’anno scorso. Il titolare della precedente gestione si era arreso solo dopo dieci mesi. Ora il locale è in vendita.

Verso il cambio di gestione invece il Caffè Carducci, peraltro ancora molto ambito, in pieno centro. «Ho già dato la disdetta», fa sapere laconico il gestore, «continuerò a fare il rappresentante». L’avventura era iniziata nella primavera di quest’anno.

«Per il Carducci forse c’è già un subentro, ci sono già diverse richieste», spiega Michele Paludetti, «ma è inutile che ci giriamo intorno: bar c’è ne sono anche troppi a Vittorio Veneto. In più la crisi picchia duro anche in questo settore. O si riesce a sfondare con un valore aggiunto, altrimenti è difficile reggere. Con questo non voglio dire che chi chiude non sia stato professionale. Ci sono degli equilibri anche nei bar, per cui uno lavora e un altro no».

Aumentano i bar e la torta è sempre la stessa, anzi la popolazione sta diminuendo. E per i bar generici diventa più impegnativo stare a galla. L’appello del presidente Ascom è di non fossilizzarsi sull’offerta di bar. «Oggi non basta dire apro un bar e lavoro», conclude Paludetti, «va proposto qualcosa di più importante. Ci vuole il prodotto, la gente che gestisce e una novità. Bisogna che ognuno la ricerchi, ma è fondamentale per poter andare avanti. Chi apre un bar oggi deve avere un’idea più lungimirante». 

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