Vitalizi, Pizzol querela Di Maio «Non siamo parassiti sociali»

L’ex senatore ha denunciato anche gli europarlamentari Corrao e Bedin «Io, additato come uno che gode di un privilegio medievale rubato» 



Giorgio Pizzol, già sindaco di Vittorio Veneto e senatore tra il 1987 ed il 1992, è andato su tutte le furie quando ha letto le ultime esternazioni di esponenti del Movimento 5 Stelle sui vitalizi. E ha deciso di denunciare Luigi Di Maio, domenica, a poche ore dall’arrivo in Veneto del leader dei Pentastellati. Insieme a Di Maio, ha querelato gli europarlamentari Iniazio Corrao e Tiziana Bedin. «Sono indignato» fa sapere «Non posso essere additato al pubblico disprezzo come una persona che gode di un privilegio medievale rubato». Per il suo mandato parlamentare, Pizzol pigliava circa 2 mila euro al mese, appunto di vitalizio, adesso, col taglio, non più di 1.000 euro. «È una cosa indecente, soprattutto perché non me l’hanno detta subito, in modo che provvedessi altrimenti». Pizzol è avvocato, ma al momento di diventare sindaco di una giunta di sinistra a Vittorio Veneto, negli anni ’70, ha deciso di limitarsi solo all’insegnamento. In seguito, ha sospeso anche quello, ha avuto la parentesi parlamentare e dal 1995 al 2015 è stato giudice di pace. Non avendo pagato i contributi in questo periodo, come prevede la legge, non gode neppure di una pensione per il ventennio da giudice. Oltre ai 1.000 euro del vitalizio parlamentare, può contare su quello della scuola. «Ma in famiglia siamo in due e questo è un vero dramma. Quindi non posso che reagire querelando» spiega l’ex parlamentare vittoriese «quando sento dire da un Corrao qualsiasi, il 12 aprile scorso, che il ‘vitalizio è un privilegio assurdo e medievale e gli ex parlamentari e consiglieri regionali ne rivendicano pure la legittimità». Nel lungo testo della querela, Pizzol ricorda anche altre affermazioni di esponenti del Movimento 5 Stelle, in particolare dello stesso Di Maio. Come quando il 12 luglio 2018, ebbe a dichiarare, davanti a Montecitorio, che i percettori di vitalizio «sono dei parassiti sociali che hanno campato sulle spalle di tanta gente». Pizzol ricorda che il compenso da lui percepito è soltanto quello espressamente stabilito dalle norme della Costituzione, dalle leggi e dai regolamenti parlamentari vigenti all’epoca, in cui lui, Pizzol appunto, legittimamente esercitava il mandato in Parlamento. «Tali compensi non sono mai stati dichiarati illegittimi o illeciti, né da un’autorità amministrativa né, tantomeno, dall’autorità giudiziaria».

Pizzol dice di esserci rimasto male – lui e la moglie – quando si è sentito dire, magari fermato per strada: finalmente hai finito di rubare. «Il mio dramma è evidente che si raddoppia, perché oltre al danno materiale in sé, subisci anche quello morale. Io, a fine degli anni ’80, avevo fatto determinate scelte di vita e quindi di prospettiva e adesso, dopo 30 anni, me le trovo del tutto scombinate». —



Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso