Visite private dentro l’ospedale: scatta la stretta da parte dell’Usl 2 di Treviso

TREVISO. Stretta sulle visite private dentro l’ospedale. L’ha decisa la Direzione generale dell’Usl 2 che ha appena diramato una circolare destinata a tutti i medici che esercitano intramoenia, nei presidi del territorio, richiamandoli appunto a non esagerare.
Lo stesso avvertimento è arrivato agli uffici della Libera Professione chiamati ad accogliere le prenotazioni dell’utenza disposta a pagare qualcosa in più pur di avere la visita subito, bypassando la tradizionale lista d’attesa con ticket più economico.
«Abbiamo diramato una lettera per sollecitare tutti i nostri medici che operano in regime di intramoenia, in particolare primari e dirigenti, a rispettare la normativa vigente», spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2. «Bisogna assolutamente tenere un equilibro: 50 per cento di prestazioni istituzionali e 50 per cento in libera professione, quest’ultima non deve diventare in alcun modo prioritaria rispetto alla produzione istituzionale», chiarisce il dg rifacendosi a quanto previsto dalla legge.
Le specialità finite sotto la lente sono la Neurologia, la Chirurgia Vascolare e la Cardiologia dell’ospedale di Treviso per le quali è scattato il semaforo rosso. «L’avviso è stato diffuso su scala provinciale, ma i primari che hanno raggiunto il tetto previsto hanno già provveduto a chiudere le loro agende per evitare di commettere un’infrazione», prosegue Benazzi. Agende che resteranno bloccate fino a quanto non sarà stato colmato il gap con le visite ordinarie.
Nel 2017 i medici dell’Usl di Marca hanno erogato in tutto 14.296.481 prestazioni istituzionali e 237. 709 visite in libera professione. Nel distretto di Treviso le visite effettuate sono state 6.924.106 in regime ordinario e 95.216 con intramoenia. Il distretto di Asolo batte tutti per mole di attività in libera professione: ben 95.494 prestazioni a fronte di 3.850.207 istituzionali, in proporzione più che nell’ex Usl 9 e il doppio rispetto a quanto accade nel distretto di Pieve con 46.999 intramoenia e 3. 522.168 visite istituzionali. Di fronte ad alcune anomalie emerse nel corso del 2018, con alcuni sensibili aumenti dell’intramoenia, l’Usl 2 ha quindi provveduto a notificare agli specialisti la lettera di avvertimento.
«La circolare interna realizzata dall’Usl di Treviso rientra nella normale dialettica tra azienda e medici», puntualizza Adriano Benazzato, segretario regionale dei dirigenti medici (Anaao-Assomed). I paletti per disciplinare i due tipi di attività ambulatoriale, dentro e fuori dall’orario di lavoro, sono stati resi ancor più rigidi dopo lo scandalo dei “furbetti del cartellino” nell’Azienda Ospedaliera di Padova, dove sono state riscontrate numerose violazioni per omissione della timbratura del badge nel passaggio dall’attività istituzionale a quella in libera professione.
«La materia è ben regolamentata e in ogni azienda sanitaria c’è un’apposita commissione che controlla l’operato dei medici e invia loro degli alert se necessario», conclude Benazzato.
Schierato dalla parte dei cittadini, il Comitato per i diritti del malato, ribadisce la necessità di rivedere a monte l’accesso a visite ed esami garantendo parità a tutti i cittadini indipendentemente dalle loro possibilità economiche. «Il tema delle discrepanze sociali è sempre più pressante e si riflette anche nel campo della salute dei cittadini del nostro territorio– sottolinea Marina Damini referente del Comitato trevigiano– molte persone non hanno abbastanza soldi per pagare il ticket e questo crea già di per sé disagio e disparità sociale, figuriamoci se questa fascia di “utenti deboli” può accedere alle visite in regime di intramoenia. Al direttore generale Francesco Benazzi abbiamo chiesto un incontro per affrontare insieme questo problema che necessita soluzioni urgenti, una risposta globale».
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