Visite mediche hard, un’altra vittima

CONEGLIANO. Ci sarebbe uno nuova vittima delle presunte visite hot del medico sportivo di origini veneziane Alessandro Malavisi, 50 anni, residente a Mogliano Veneto, all’epoca dei fatti operativo nel Coneglianese e finito a processo con l’accusa di violenza sessuale.
Ieri mattina il caso è approdato nell’aula del giudice dell’udienza preliminare Bruno Casciarri: le presunte vittime salgono complessivbamente a quota 13 (tra questa anche una minorenne), si sono tutte costituite parte civile nel procedimento, avanzando una richiesta di risarcimento complessiva di circa 200 mila euro. La vicenda scoppiò nel marzo dello scorso anno. In poco tempo le denunce si erano moltiplicate: 25 in tutte quelle depositate, la metà sono state oggetto di indagine mentre le altre non sono state ritenute attendibili, oppure erano già decorsi i termini per la prescrizione. A queste ieri se ne è aggiunta una, che ora verrà riunita in questo procedimento. Secondo quanto denunciato da tutte le pazienti infatti, il cardiologo avrebbe effettuato l'esame cardiologico facendole spogliare quasi completamente, ad eccezione degli slip, cosa inusuale perché solitamente questa pratica medica viene svolta facendo alzare solo la maglietta. Malavisi inoltre, sempre in base alle denunce, con la scusa di attribuire al gonfiore delle gambe un problema di emorroidi, avrebbe eseguito delle ispezioni rettali, quanto meno inusuali per una visita cardiologica.
Nell'ambito dell'indagine le donne che hanno sporto denuncia, sono state sottoposte a visita medica da parte di un proctologo per verificare se effettivamente le pazienti soffrissero di sintomi tali da far dedurre dei problemi in area rettale. Quindi tali da giustificare le visite “approfondite” del medico. Risposta negativa, per questo il sostituto procuratore ha disposto il rinvio a giudizio per il medico. L'inchiesta era iniziata alla fine dell'estate 2014 quando due donne si erano rivolte alla squadra mobile di Treviso per il trattamento ricevuto all'interno dell'ambulatorio privato di Conegliano, nel quale esercitava Malavisi, per ottenere un semplice certificato di idoneità sportiva non agonistica. Proprio il clamore del'inchiesta scattata a seguito delle prime denunce aveva fatto capire a diverse donne che gli accertamenti, lo spogliarsi, l'abbassare gli slip, non erano «una normale procedura». E così l'utilizzo di divaricatori, che alcune delle pazienti del cinquantenne veneziano dicono essere stati usati per visitare le parti intime. Tutte donne le presunte vittime. In attesa di conoscere però se il tribunale di Treviso lo riterrà colpevole o meno l'uomo, dopo la sospensione, è potuto tornare a svolgere la sua professione. Lo prevede la legge: quando scattarono le denunce il legislatore prevedeva un termine massimo di tre mesi (oggi prolungato a un anno). Fatto che a molti non era piaciuto, al punto che diverse segnalazioni sarebbero giunte anche al magistrato titolare dell’inchiesta.
L’udienza preliminare è stato rinviata al prossimo 5 aprile. È probabile che la difesa dell’uomo avanzi una richiesta di patteggiamento.
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