Violenza su minori, ex padre del Pime di Preganziol arrestato

Scandalo a Catania. Protagonista don Pio Guidolin, prete missionario per anni tra i ragazzi all’ex Pime di Preganziol

PREGANZIOL. Violenza aggravata su minori, con questa accusa ieri è finito agli arresti un notissimo prete missionario trevigiano, padre Pio Guidolin, da diversi anni in Sicilia, nella provincia di Catania, dopo un repentino trasferimento dall’ex Pime di Preganziol.

Originario di Villorba era entrato nell’ordine dei missionari svolgendo il suo servizio nella sede lungo il Terraglio dove all’inizio degli anni ’90 ha seguito personalmente i gruppi dei giovani nelle diverse attività missionarie, di volontariato e di preghiera. «Un religioso carismatico, pieno di iniziative e di entusiasmo contagioso» lo descrivono tanti ex ragazzi della zona di San Trovaso. Per tanti di loro una guida spirituale che però oggi assume tinte particolarmente fosche.

Padre Guidolin vestiva sempre in borghese, si circondava così facilmente di tanti ragazzi che all’ex Pime avevano organizzato attività di vario genere. Proprio in quegli anni da un’idea del religioso e dei tanti giovani che a Preganziol avevano fatto il loro quartier generale era nato il gruppo “Mission”. Come una calamita era riuscito a portare a Treviso ragazzi da diverse provincie del Nord Italia.

Il trasferimento a Catania è stato repentino, per molti «inaspettato». Le ragioni? All’epoca se ne diedero poche. A Catania il sacerdote aveva deciso di non far più parte dei missionari del Pime e di indirizzare la sua pastorale alle parrocchie come sacerdote. Ieri la notizia del suo arresto ha raggelato per primi proprio quei tanti giovani trevigiani degli anni ’90 che di Padre Pio Guidolin avevano preservato ben altri ricordi: «Siamo senza parole».

Gli vengono contestati abusi e violenza sessuale aggravata su minori. Secondo le indagini il sacerdote sfruttando il suo ruolo avrebbe costretto diversi ragazzini minorenni a subire e compiere atti sessuali. Emergono anche i particolari raccapriccianti: li avrebbe cosparsi prima con dell’olio santo che prelevava dalla chiesa mascherando così i gesti in “atti purificatori”.

Nel corso delle indagini inoltre sarebbe emerso che uno dei ragazzini che aveva opposto resistenza agli abusi subiti sarebbe stato isolato dalla comunità della parrocchia e accusato di calunnia nei confronti del religioso. Uno dei genitori delle vittime sarebbe addirittura stato denunciato per favoreggiamento personale poiché appena il figlio era stato sentito dagli investigatori avrebbe immediatamente contattato il sacerdote per metterlo in guardia dalle indagini a suo carico.

La curia etnea dopo aver appreso delle indagini in corso lo aveva subito allontanato dalla parrocchia e privato delle funzioni. Ha poi dato avvio a un processo canonico da parte del Tribunale ecclesiastico, tutt’ora pendente in appello davanti alla Congregazione per la dottrina della Fede. Sulla parrocchia di don Pio Guidolin però c’erano anche altre nubi, “economiche” stando alle cronache siciliane. Era stato registrato un ammanco di 40 mila euro e il prete chiamato dalla Curia a rimettere in carreggiata la parrocchia aveva rifiutato l’incarico considerandolo, secono la stampa del posto, una “fregatura”.


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