Villa Giacomini è in svendita patrimonio locale in decadenza

CHiarano
Un patrimonio artistico e storico in decadenza, quello delle ville che costellano l’Opitergino Mottense. Costi di mantenimento alti, recuperi esosi, pesanti vincoli e difficoltà burocratiche sono le principali cause del decadimento delle strutture storiche che punteggiano il paesaggio del comprensorio dell’Opitergino Mottense. Diverse sono le ville che in questi anni stanno cedendo sotto il peso del tempo e dell’impossibilità di enti e privati di mantenere le strutture in buone condizioni e convertirle in centri di cultura o di meta turistica.
Molteplici sono gli esempi riscontrabili in questo territorio, tra queste Villa Giacomini a Chiarano che a dicembre tornerà all’asta con un prezzo base di 548 mila euro, con un deprezzamento rispetto al 18 febbraio, quando era avvenuta l’ultima asta andata a vuoto, di circa 137 mila euro. L’antico edificio si trova in via Magnadola. Costruita verso la fine del 1600, probabilmente su un precedente edificio come testimonia il ritrovamento di tracce di costruzioni sotterranee e di decorazioni gotiche e settecentesche. Per anni la struttura è stata la residenza delle famiglie più in vista, prima i nobili Morelli, poi ai Cristofoletti alla fine del ’700 poi ai Colombo e infine negli anni del ’900 alla famiglia Giacomini, che divise la struttura in appartamenti per poi essere acquistata da un privato e concludere la propria storia nelle mani delle banche. Il giardino della villa dal 1788 è stata la cornice della fiera di San Pietro, una delle più antiche fiere del Veneto. Una tradizione che ha visto la fine circa una ventina di anni fa, ma che è rimasta nel cuore di molti. Ad oggi la villa sta cadendo a pezzi, esclusa dallo sguardo dei cittadini nostalgici da un’alta siepe.
Altri due tesori che distano a pochi chilometri di distanza sono le due ville Zeno di Chiarano e Cessalto. La prima omonima è appartenuta alla famiglia Zeno, una delle più illustri e antiche famiglie di Venezia, acquistata dai Padri di San Pietro di Castello nel 1700. Numerose e di valore le piante del parco che sorgono tra le statue in pietra del ’700, tra cui il vecchio cedro del Libano che la tradizione popolare vorrebbe piantato da Giulio Cesare. La struttura oggi appartiene a un privato che nel corso degli anni ha rimesso a posto il tetto e cerca di tenere curato il parco, ma gli interventi per riportare la villa al suo antico splendore hanno costi proibitivi. Altro tesoro che si sta piegando sotto il peso degli anni è rappresentato da Villa Zeno a Cessalto, progettata dal fantomatico architetto Andrea Palladio attorno al 1500, la struttura è stata inserita nel 1996 nel Patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Nel 2014 la struttura era stata restaurata, per poi cadere nuovamente nell’oblio. Un destino di decadenza quello che accomuna queste tre ville che è condiviso da molti altri edifici presenti nel territorio, strumenti di attrazione turistica con potenzialità museali e non solo, abbandonati a se stessi. —
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