Vignetta satirica su Mattarella Minacce web a Beppe Fantin

Una vignetta satirica sul presidente della Repubblica scatena l’odio social contro l’autore, il vignettista trevigiano Beppe Fantin, che si trova ora costretto a valutare se presentare denuncia per le minacce ricevute in questi giorni sulla sua pagina Facebook. Ma per capire i contorni della vicenda è necessario fare un passo indietro e tornare allo scorso 4 maggio quando sulla pagina social dell’artista compare una vignetta in cui si vede il presidente Sergio Mattarella dormire di fronte ad una cella con sopra la targa “41 bis”. Il riferimento è alla notizia che circola in quei giorni sulla scarcerazione di alcuni capi di mafia, camorra e’ndrangheta usciti dal carcere per timori legati al coronavirus.
Dopo la pubblicazione della vignetta sulla pagina Facebook sono arrivati alcuni messaggi privati di minacce, accompagnate da offese all’autore. Qualche esempio? «Okkio che facciamo partire la denuncia» , «sei un C...e» , «Qui scatta la denuncia» , «muori cane». A quel punto il vignettista, anche un po’ spaventato per i toni di alcuni messaggi, ha chiesto assistenza all’avvocato Fabio Capraro che sta esaminando il contenuto delle frasi e valutando se presentare denuncia per minacce. «Non ho mai pensato che Mattarella non fosse all’altezza del suo incarico», spiega Fantin, «La vignetta è dovuta alla delusione, all’amarezza di non averlo sentito durante le scarcerazioni immotivate di alcuni boss pericolosi. Stiamo vivendo un periodo di grandi difficoltà in cui ogni singolo individuo si sente fragile, inerme e ha bisogno di affidarsi a chi ha potere decisionale sperando in una bella notizia, necessaria per continuare a vivere serenamente e consapevoli che nel nostro Paese qualcosa di buono ancora c’è. Ho seguito tutto quello che era successo, i casi del 41-Bis raccontati da uno straordinario Massimo Giletti, ho letto delle minacce che anche lui ha subìto, ma non ho visto il mio presidente della Repubblica intervenire. Credo che quanto accaduto sia molto grave. Ora da quello che dicono i tg sembra che il ministro Bonafede voglia fare un passo indietro, revocare i domiciliari per il ritorno in cella. Ma la domanda che mi faccio ora è: “Siamo sicuri che saranno tutti pronti a tornare in cella” ? ». —
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