Nella Marca 31 mila anziani soli: sale il rischio malattie croniche

Lo studio di Spi Cgil Treviso: over 65 aumentati del 25% negli ultimi 13 anni, quasi uno su sei vive senza compagnia

Rossana Santolin
Pensionati in attesa
Pensionati in attesa

Anziani, soli e di conseguenza più esposti a malattie croniche, fisiche e psicologiche, che compromettono l’autosufficienza. Nella Marca questa fascia di popolazione fragile cresce di anno in anno rendendo sempre più urgente l’opera di potenziamento del servizio sociale e sanitario a sostegno della terza età quando la rete parentelare è insufficiente, se non assente del tutto.

Secondo il focus “Disuguaglianze e salute” elaborato dal Centro studi demografia Spi Cgil di Treviso basato su un campione eterogeneo di circa mille soggetti, il 15% fra gli over 65 dichiara di vivere da solo. Proiettando il dato sul totale della popolazione sopra i 65 anni in provincia di Treviso, oltre 200 mila, ecco che la stima degli anziani soli supera le 31 mila unità.

Nel periodo estivo, quando buona parte dei trevigiani raggiunge lidi e altipiani montani, il senso di isolamento per chi rimane in città si amplifica.

Lo squilibrio demografico

La fotografia su dati Istat aggiornati al 2025 scattata dall’ultimo report del sindacato pensionati parla di un aumento esponenziale della popolazione anziana negli ultimi 13 anni. Nel 2025 gli over 65 nella Marca sono 213 mila a fronte dei 170 mila del 2012. Un balzo del 25%, per un totale di 42 mila unità in più; al contrario, per effetto della denatalità, colano a picco i giovani.

Guardando alla fascia d’età 0-14 anni, le tabelle mostrano un calo di oltre 26 mila unità con un conseguente aumento dell’indice di vecchiaia passato a 128 a 199 nell’arco di tempo preso in esame (100 il punto di equilibrio).

Il primato a Treviso sud

Guardando ai dati raccolti in 94 Comuni della provincia di Treviso emerge che il numero di anziani complessivo – il dato viene calcolato in rapporto al totale della popolazione over 65 provinciale – è maggiore nelle zone di Treviso Sud (25%) e a Conegliano (18%).

Queste aree, sottolinea Spi Cgil, in termini di programmazione dei servizi avranno bisogno di più risorse economiche per fare fronte a bisogni socio-sanitari complessi.

Assistenza domiciliare, assistenza medica di base, accesso alle strutture ospedaliere e riabilitative ma anche la gestione del tempo libero (centri per anziani) sono aspetti della vita dell’anziano di cui il sistema deve e dovrà farsi carico con sempre maggiore capillarità in un quadro di invecchiamento della popolazione tanto rapido e massiccio.

La vecchiaia è femmina

Uno degli aspetti che balzano all’occhio analizzando i gradini più alti della piramide demografica trevigiana è l’incidenza delle donne over 85 in provincia di Treviso, ben il doppio rispetto agli uomini.

Nello specifico, relativamente alla fascia 85-89 le donne rappresentano il 61%; la percentuale supera il 72% salendo di un altro gradino della piramide alla fascia 90-100.

Lo spettro delle malattie croniche

Lo spettro della solitudine e della mancanza di autosufficienza riguardano in modo particolare gli over 80 – a Oderzo il primato per ultra ottuagenari dove il livello di incidenza si attesta al 26% – fascia in crescita in linea con l’aumento dell’aspettativa di vita.

I bisogni sociosanitari di questa fetta di popolazione, evidenzia il report, riflettono una transizione epidemiologica nelle patologie emergenti: da una situazione in cui erano prevalenti le malattie infettive e carenziali, si è passati a una preponderanza di quelle cronico-degenerative.

Il longevity choc

Il rapporto sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva, mette in guardia il report elaborato dalla coordinatrice del Centro studi del sindacato Spi Cgil Anna Rita Contessotto, e l’aumentare dell’onere socioeconomico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani, mettono alla prova il sistema, tanto da portarlo allo choc, quello che in termini tecnici si definisce longevity choc.

L’aumento dell’aspettativa di vita, in un quadro di inverno demografico, va controbilanciato con quelli che il sindacato definisce «urgenti e sistematici interventi di politica sanitaria che investano la ricerca, l’assistenza e il benessere degli anziani, tenendo in considerazione l’evoluzione del concetto stesso di invecchiamento».

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