Vigili, poltrona che scotta ora si brucia Manfredonia

Cambio dopo solo un anno a Treviso, non c’è pace per il comando di via Castello d’Amore Da Salmaso a Franzoso, tutte le tensioni tra scontri con Ca’ Sugana e “corvi”
L'ingresso del comando in via Castello d'Amore
L'ingresso del comando in via Castello d'Amore

TREVISO. Lavoro ostico, ad alto rischio di esonero, sottoposto a pressioni e critiche, alle prese con una squadra spesso turbolenta. No, non parliamo dell’allenatore dell’Inter, bensì del comandante della polizia locale di Treviso. Scherzi a parte, è una poltrona che scotta. L’ultimo a farne le spese in ordine di tempo è l’attuale occupante, Roberto Manfredonia, con la valigia in mano dopo appena un anno dal suo insediamento in via Castello d’amore. Fatale la tensione esplosa nei giorni scorsi con due agenti che sono - pare - venuti persino alle mani. Prima di lui il comando ha “bruciato” in tempi più o meno lunghi Federica Franzoso, Danilo Salmaso, Francesco Carlomagno (rimasto in sella però per ben dieci anni).

Cambio alla poltrona. Ora si volta pagina, ancora. Al posto di Manfredonia dovrebbe arrivare ad interim un dirigente interno del Comune (il nome più gettonato pare quello del vicesegretario Maurizio Tondato, ma si fa anche il nome di Flavio Elia, responsabile finanze), da affiancare in tempi stretti a un vice operativo, un comandante del mestiere, insomma. Il bando è già stato emanato, nella cintura urbana del capoluogo ci sono diversi profili papabili. Questione di tempo.

La tensioni. Si riuscirà a dare un po’ di calma, di stabilità al vertice e a tutta la piramide che sta sotto (oltre un’ottantina di persone)? Si spera. La cronaca delle tensioni degli ultimi anni è lunga. Si potrebbe partire dall’addio di Carlomagno, “reo” di non aver firmato l’ordinanza che secondo l’allora sindaco Giancarlo Gentilini avrebbe dovuto vietare il centro città ai cani. Non si poteva fare a rigor di legge, semplicemente, ma il solo fatto di averlo sottolineato fu considerata lesa maestà nei confronti di uno Sceriffo all’apice della propria parabola adrenalinica, ai confini col delirio di onnipotenza. Arrivò Danilo Salmaso, poi, nel 2003, ma anche questo è stato un rapporto turbolento con gli inquilini di Ca’ Sugana. Il picco della tensione fu toccato con la vicenda degli autovelox fissi sul Put, poi i rapporti elettrici portarono diversi mal di pancia del comandante che si lamentò esplicitamente per non essere stato difeso dopo un’aggressione verbale no-global, poi per non essere stato ringraziato per il tempestivo intervento dei suoi uomini in occasione del rogo della De’ Longhi, nell’aprile del 2007. Poco dopo - maggio - Salmaso venne sollevato dalla giunta del Carroccio, con un anno di anticipo rispetto la fine naturale del proprio mandato.

Lo scontro. È toccato a Federica Franzoso, poi. La comandante dal volto gentile, ma anche sotto il coperchio del suo sorriso la pentola ha continuato a ribollire. Esempio più evidente: la vicenda del “corvo” finita persino in Procura, una spy-story al radicchio che ha registrato gli alti livelli di temperatura interna al comando. Infine, la centrifuga è toccata a Manfredonia. Insediato l’estate scorsa, già a dicembre è stato al centro di un giro di lettere anonime sulla situazione al comando dei vigili, con lamentele per situazioni di incompatibilità, tensioni fra colleghi e una serie di questioni sindacali, dal rispetto delle gerarchie e delle qualifiche alla gestione di turni e servizi. Ora l’episodio della lite furibonda fa segnare il nuovo cambio di pagina: al termine di un movimentato servizio di pattuglia c’è stato un duro faccia a faccia tra un agente e la referente radio. Uno scontro degenerato dalle urla alle mani addosso, stando ai referti medici: dopo lo scontro la vigilessa è andata in pronto soccorso per farsi refertare una lesione giudicata guaribile in tre giorni.

Ora anche per Manfredonia, nominato dirigente da Giovanni Manildo un anno fa e prossimo alla scadenza del doppio ruolo che oggi lo vede comandare la caserma ma anche gestire le attività del settore edilizia e attività produttive, arriva il capolinea. Ieri, intanto, la questione del diverbio pesante è stata affrontata dal vicesindaco di Treviso, Roberto Grigoletto, assessore alla polizia locale, che ha chiesto a Manfredonia un dettagliato rapporto su quanto accaduto. Manfredonia ha sentito i due litiganti, che hanno confermato la baruffa. E Grigoletto ha disposto un’indagine interna prima di pensare a eventuali sanzioni a carico dei due protagonisti.

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