Viaggio tra gli artigiani che resistono

Serafino, lo storico Barbiere di vicolo del Podestà, Titta il calzolaio, i fratelli Carlesso, Varisco e tanti altri. I volti delle botteghe artigiane che sfidano crisi, affitti, centri commerciali portando avanti arti antiche

Umberto Visentin porta avanti la sua bottega di decorazione e doratura in Riviera Garibaldi a Treviso dal 1972.  Nella sua bottega tanti lavori per privbati ma anche tanta scuola per ragazzi che vogliono imparare la professione i segreti del mestiere. Un piccolo museo di arte e capacità artistica.

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Serafino Cirigliano, taglia capelli dal 1964, a Treviso ha aperto bottega nel 68

Entrando in bottega, in vicolo Del Podestà, accanto piazza dei Signori, la sensazione è di essere catapultati direttamente negli anni Sessanta. Tutto è immutato da allora, lo ammette pure lui, Serafino Cirigliano, 71 anni, barbiere da una vita, l’immancabile sigaretta in bocca, l’altra Ms appoggiata ancora accesa sul posacenere. Serafino è arrivato da Potenza in città a 12 anni. «Dal ’64 al 68’ ho imparato il mestiere, da Antonio in Calmaggiore, poi ho aperto questa bottega». Nel gennaio del ’68 ha iniziato l’attività. «Negli anni ’70 c’era un addetto alla manicure: all’epoca anche per gli uomini andava molto. Pagavo 17 mila lire d’affitto, ora molto, molto di più». Fino a quanto ha intenzione di lavorare? «Finché ce la faccio, questo è il mio mestiere».

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Titta Granello, il calzolaio con la passione delle moto.. dal 1984

In città da una vita, alcuni di questi artigiani diventano anche dei veri proprio personaggi della piazza. È il caso del calzolaio Titta Granello, con i suoi pantaloni in pelle, sempre vestito di nero, la camicia sbottonata e la moto, un’Honda Valkyrie. Quest’anno la sua bottega in via Cornarotta compie trent’anni. Un piccolo spazio pieno di ninnoli, pellami, odore di creme per lucidare le scarpa, attrezzi del mestiere. «In questa bottega fin dagli inizi del ‘900 c’è sempre stato un calzolaio. Io ho iniziato da Coin, per 15 anni, poi mi sono messo in proprio. Oramai sono qui da trent’anni». La moto,enorme rispetto ai 30 metri quadri di bottega, Titta la tiene dentro il negozio. Sembra un pezzo d’arredamento. “Noi artigiani siamo dinosauri destinati a sparire: le scuole non insegnano più questo mestiere».

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Varisco, vetro e arte dal 1954

Addirittura studenti dal Michigan si sono messi in contatto con loro per conoscere la straordinaria arte di Italo e Marco Varisco, padre e figlio, nel soffiare e decorare il vetro. Il laboratorio è situato dal 1954 in via Nervesa, a due passi dal centro: al piano superiore ci sono pezzi dal valore inestimabile. Un’arte tramandata in famiglia da 500 anni: una tecnica difficilissima, il vetro viene lavorato senza disegno, a mano libera, al rovescio. Italo, nei primi anni ’50, ha dato inizio alla bottega dove opera tuttora con il figlio Marco, pur conservando il forte legame con Venezia e Murano dove, nella fornace, produce i pezzi grezzi. A differenza del padre, artigiano in senso completo, ma solo artigiano, Italo si è indirizzato alla decorazione, adoperando pietra arenaria o di rame, lavorando direttamente sul pezzo.

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Pelletteria Furlan, scarpe, borse, attrezzi del mestiere dagli anni 60

Paolo Furlan da 31 anni gestisce la bottega che porta il suo nome in piazzale Burchiellati. Il padre Giuseppe la gestiva prima di lui, all’inizio degli anni ’60. Non si tratta di un semplice calzolaio: Paolo ripara borse, cinture, articoli di pelletteria, sostituisce bottoni automatici nella sua bottega di poco meno di 50 metri quadri. Prima di lui un altro bottegaio che vendeva suole lacci, pelle colle. «Con questa bottega si manda avanti la tradizione, anche io oltre a fare il calzolaio vendo tutto il necessario per svolgere questo mestiere», commenta Paolo: «In trent’anni che lavoro qui saranno entrate al massimo 10 persone interessate a imparare questo lavoro. E pensare che nonostante la crisi si continua a lavorare perché la gente preferisce aggiustare le scarpe piuttosto che comprarne di nuove».

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Premiata Legatoria Rizzotto, via San Liberale, dal 1946

E’ una delle più antiche botteghe del centro. La Premiata Legatoria artigiana Rizzotto Daniele di Roberto Rizzotto affonda le sue radici nell'immediato dopoguerra. Ad avviarla nel 1946 furono i fratelli trevigiani Daniele e Giorgio, sotto la guida del padre Antonio, già legatore dalla fine dell'Ottocento. La bottega aprì a Treviso in via Filzi alla fine degli anni Sessanta, Daniele poi si mise in proprio spostandosi in via S. Liberale dove si trova oggi. Nel 1993, dopo 5 anni di apprendistato, il figlio Roberto ha preso le redini dell'attività e con il fidato Sandro. «Mio padre non m’ha insegnato il mestiere, mi diceva di rubarlo con gli occhi», racconta. In bottega strumenti antichi come il taglia cartone di fine ‘800. Roberto e il collega restaurano volumi antichi, rilegano riviste e tesi di laurea. www.legatoriarizzottodaniele.it.

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Carlo e Mirco Carlesso, scarpe a go-go per passione

Sono giovani eppure portano avanti un artigianato in via d’estinzione. Non solo risuolano, rifanno i tacchi, rimettono in forma scarpe fatte da altri. Loro le fanno a mano, una ad una. Sono Mirco Carlesso che dall’inizio degli anni Novanta conduce la bottega di via Trevisi, all’imbocco di ponte Malvasia, con il socio-fratello Carlo. Condividono oltre al mestiere delle scarpe, anche la passione attiva del rugby. Entrambe di famiglia. Mirko e Carlo hanno deciso di fare un passo oltre, ideando e realizzando scarpe interamente a mano. «L’odeazione è di un amico, poi io le realizzo». Mirko va fiero di quei pezzi unici. Ora in vetrina le classiche polacchine da montagna, con lacci colorati, solide ma leggerissime. «Ne faccio un paio di decine l’anno, ognuna richiede 10 ore di lavorazione».

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