Vende una Jaguar d’epoca, condannato per truffa

NERVESA. Il giudice padovano Beatrice Bergamasco ha condannato per truffa l’architetto-pittore Francesco Scianna, 74 anni, una grande casa sul Monte Lozzo, nel Padovano, sua dimora per i periodi...

NERVESA. Il giudice padovano Beatrice Bergamasco ha condannato per truffa l’architetto-pittore Francesco Scianna, 74 anni, una grande casa sul Monte Lozzo, nel Padovano, sua dimora per i periodi trascorsi in Italia, una residenza a Edgware in Gran Bretagna. La sanzione: 8 mesi di carcere, 400 euro di multa e il pagamento di 1500 euro di provvisionale alla parte civile (tutelata dall’avvocato pordenonese Antonella Soldati), un anticipo del risarcimento che dovrà essere definito in una separata causa civile. Nessuna concessione della condizionale a causa di una recidiva. Scianna è stato assolto, invece, dal reato di falso “per non aver commesso il fatto”. A querelare Scianna era stato il legale rappresentante dell’officina Nervesauto srl, il trevigiano Gastone Olivotto di Nervesa della Battaglia, appassionato di vetture d'epoca.

È il 21 dicembre 2011 quando Olivotto acquista da Scianna, che pure da sempre coltiva l'interesse per le auto antiche, una Jaguar Mk con un motore 2,4 litri mentre quello originale doveva essere 3,4 (quando fu commercializzata era conosciuta come Jaguar 2.4 litri o Jaguar 3.4, in base del motore). Come contributo al pagamento di un’Austin H 3000, la Jaguar valutata 16.300 euro era stata data in permuta da Scianna insieme ad altre tre macchine storiche e 6 mila euro in contanti. Ma Olivotto viene colto da qualche dubbio sull’originalità della Jaguar nonostante gli siano stati consegnati i documenti di circolazione e quelli relativi al passato del veicolo. Così fa sottoporre il mezzo a una verifica da parte dell’esperto Francesco Dal Bo che l’8 febbraio 2012 firma una perizia asseverata: enmerge che l’auto avrebbe dovuto essere dotata di un motore 3,4 litri mentre quello effettivamente installato era un motore 2,4 litri. Viene avviata l’inchiesta che si conclude con il rinvio a giudizio di Scianna. In aula Olivotto conferma l’accusa raccontando che fra lui e Scianna c’era sempre stato un rapporto fiduciario scandito da altri affari riguardanti la compravendita di automobili. Scianna si è difeso: Olivotto sarebbe stato informato da lui che il motore originale risultava sostituto. Tuttavia per il reato di truffa, il giudice è stato di tutt’altro avviso: «L’imputato non è risultato credibile nella parte in cui ha affermato di aver reso edotto il compratore delle difformità del bene dalle caratteristiche oggetto dell’accordo scritto».

Cristina Genesin

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