Vecia, maxi processo a 50 anni di malefatte

Da 10 lustri paga con il rogo di mezza Quaresima per i mali della città Tutti i personaggi, le accuse e la difesa di una commedia. Ma non troppo
Di Antonio Frigo
ZAGO TREVISO IL PROCESSO ALLA VECCHIA AL PONTE DANTE
ZAGO TREVISO IL PROCESSO ALLA VECCHIA AL PONTE DANTE

Magari talvolta non hanno picchiato a "man verte", ma non era semplice, visto che il padrone di casa era sempre lui, il sindaco di turno. Che concedeva chiusura delle strade, vigili, spazi per il palco e per ospitare la gente accorsa ad ascoltare la recita satirica.

Quelli del Processo alla Vecia, in cinquant'anni di onorata carriera, sono incanutiti con la loro creatura e hanno anche dovuto piangere una delle colonne della "compagnia", nella fattispecie il maestro Angelo Smeazzetto, riuscendo a non fermarsi e a ripresentarsi anche quest'anno, proprio stasera al Ponte Dante, con il loro riassunto delle malefatte del potere e della sorte nell'anno appena trascorso. Il Processo alla Vecia, e il rogo della stessa, affondano le loro radici nella notte dei tempi dell'uomo, quando al rito sacrificale di un essere vivente si sostituì il rogo di un feticcio che, rappresentandolo, accoglieva in sè tutti i mali dell'annata agricola appena trascorsa, per propiziarne una di migliore.

Il processo, è vero, è successivo al rogo. E - ma non ditelo in giro - è anche successivo al 1966, quando andò in archivio, a Treviso, la prima "nuova edizione" del rito. Un rito che il potere certo non apprezzava durante il Trentennio e che il Dopoguerra aveva dimostrato di non reggere granchè. Niente satira politica, dunque. Si trattò di un corteo-arlecchinata cui parteciparono, come nucleo originario, Angelo e Checco Smeazzetto, Paolo Trevisi, Franco Crespan e Maurizio Meneguz. Guidava allora la città Gigi Chiereghin, la location era la Canottieri Sile. Cui seguirono, negli anni, Piazza del Grano e Ponte Dante fronte-Sile. All'inizio, la commedia era imperniata su personaggi vaghi: l'avvocato dell'Accusa, quello della Difesa e il Giudice. Quando Smeazzetto andò a militare lo sostituì Marcello Cocchetto; ora che non c'è più, la parte della Difesa è coperta da Renato Pasqualin. Insieme al processo si formò anche il Gruppo Folcloristico Trevigiano e la vera resurrezione (vabbè, per una sera) della Vecia avvenne in piazza San Vito nel 1969. Il processo vero e proprio avvenne l'anno successivo. E da allora la storia, spicciola e seria, della città è spesso sovrapponibile alla Vecia, di volta in volta battezzata in modo diverso, ma quasi sempre alludendo al sindaco (quest'anno è Giovannina Il Doman vedova senza speransa: andate a fare l'anagramma de "il doman" e...).

Ripercorriamola, questa storia, anche se, specie per i primi anni, i testi dei processi, stilati e collezionati da Meneguz, non sempre si sono salvati.

1970

Vengono aboliti i vespasiani e nasce un problema: dove andranno gli umani a scaricare l'acqua con cui gli osti correggevano il vino? L'amministrazione annuncia: facciamo le piscine. All'inaugurazione si scoprirà che hanno una vasca in meno: non omologabile. Primi scioperi degli autobus, prime casacche fosforescenti per i vigili (così nessuno, tirandoli sotto, potrà dire di non averli visti), si ironizza sulla banda musicale cittadina "fata de paraitici" perché suona solo nei teatri e non per strada.

1972

L'oggetto principale del contendere è il Sile sporco, lurido, pieno di rifiuti vari. Si può "caminarghe coi tachi a spilo" dice il "Conte Calsina" Crespan ottenendo una robusta serie di assensi dal pubblico di Ponte Dante. Vengono segnalati anche i primi writer, benedetti come "sporcacioni". E, lontanissimi dal politically correct di oggi, vengono segnalati orti notturni di "fenoci soto el cavalcavia dea stassion" e "vache aea sera invesse che a matina in Foro Boario". Insomma, il mestiere più vecchio del mondo diviso per zone e per gusti.

1975

Passano tre anni e nel mirino, dopo il mercimonio umano, finisce anche la stampa. La proliferazione dei giornali locali (arrivano anche Eco, Diario e Tribuna) e la battaglia per conquistare la piazza sono oggetto di sbertucciamenti. Calsina s'inventa "La vita del sòcoeo". Si lamentano già ritardi nelle prenotazioni degli esami clinici alla Ulss e la data dei "raggi per la nonna" arriva due anni dopo la sua precoce dipartita. I tassi bancari volano al 20-22%, gli autobus hanno una tinta che la pubblica accusa definische "caghè". Alternative? Nero (S. Lazzaro, cimitero), rosso (Fiera, comunista), "a striche" (S.Bona carcere), biancoceleste (Stadio del calcio Treviso).

1977

La Vecia va bruciata per colpa dei vigili, che si scatenano con le multe trasformando via Bixio in Viale dei Mille (lire). Si lamenta anche la scomparsa dei carri di Carnevale, il lievitare dei prezzi degli alimentari. Si chiede pure un ritorno alle verdure a chilometri zero. Sotto accusa i pomi israeliani, i "radici" del Belgio, i "fighi" della Turchia e i "stropacùi" slavi.

1978

Stavolta nel mirino ci sono le tante radio locali, fenomeno del momento. Il Conte Calsina, acuto e imboccato da Meneguz, propone, dopo Radio Giaguaro, che esiste, anche Radio Cunicio. E Radio Treviso1 diventa “Treviso 1 Silea 2”.

La musica inglese dilaga con i suoi testi e "bravo chi che i capìsse". Le bolle di accompagnamento per le merci diventano un incubo, con lazzi vari sulle vendite di mutande e su "boete" varie. Si lamenta una crescita, in centro storico, dei sensi vietati, così da trasformare la Piccola Atene in Babilonia.

1979

Arrivano i meridionali. Prima come militari in caserma, poi si sistemano. La Vecia viene accusata di dar loro, a tutti, appartamenti e un posto in Comune. Allora erano i meridionali, oggi...

1982

Dopo la pausa per la Guerra del Golfo, sotto accusa finiscono le bollette dell'acqua. Pulita, sporca, bianca e nera. Crolla il prezzo della benzina e nessuno vuol crederci, ma a Treviso, toccata dallo Scandalo Petroli, si ironizza su chi la faceva diventare cara a furia di carte false. Sulle scatolette di qualsiasi cosa vengono cambiati i prezzi, in crescere, ogni pochi giorni. In città ci sono due squadre di basket di A, Pagnossin e Liberti, e quest'ultima è costretta a giocare a Padova. I bidelli cambiano nome, certi lavori non li fanno più. E si vede.

1983

Sparisce la Colonna. il locale di "Nino el sporco" chiude le porte. Intanto le forze dell'ordine aprono quelle del casin di via Pietro di Dante, dove tante devote signore arrotondano per poter comprare "al marìo el capèl coe maneghe". Attilio Giomo impallinato a Ca' Sugana fa scherzare su rimpasti e pasticcerie.

1984

Le signore impazziscono per il prete di "Uccelli di Rovo, immaginate il resto... La Tribuna porta nella Marca il Bingo e ci vuole un po' a far capire che è una tombola. Il processo ci scherza un po' su, anche per via della serie di piatti da collezionare (la signora Meneguz ci mostra un reperto, con tanto di scritta "spaghetti"). A nord della città c'è una mezza alluvione, colpa della chusa di S. Francesco che per essere aperte ha bisogno di un operatore. Che arriva in motorino da Nervesa. Il Leon - dice Calcina - non ruggisce più, ma sgnàgoea. Parliamo di Liga Veneta, Marin e Rocchetta.

1985

Soldi agli allevatori per uccidere le vacche da latte e "fare un piasser agli altri Paesi". il "nostro paesan ministro Visentini" sotto tiro per le tasse. Qui fa caldo, al Sud "nevega". Tutta colpa della risalita dei "teroni": col peso l'Italia si è abbassata al Nord e alzata al Sud. Finito il restauro della Colonna. "Adio clinto e tripa, xo camomila, crostini, cocacòe e tirame...xò".

1986

Brutto segno, tornano i ladri di biciclette. La rubano anche a Mazzarolli (in realtà non è più sindaco, ma si processa l'anno precedente). Si ride sui mondiali di ciclismo del Montello e sulla visita del Papa che ha portato miratoci: strade nete e palassi lustri. Si inisia a parlare di velodromo a Treviso, la barzelletta del secolo. A proposito: si torna a parlare del ponte di Messina, "par carità no, che vien sù anca i tosatei con monopàtino".

1987

Alle spalle c'è il disastro nucleare di Chernobyl e viene "trovà contaminà anca a femena de Toni, che no se sa che selvagina cha a ga magnà". Nel vino della Marca viene trovato il metanolo. "E anca calsèti veci". Si parla di fusione tra Pri e Pri, l'edera xe deventà garòfoeo".

1988

Si segnala la prima edizione di Miss Culetto d'Oro.

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