#Vaccinatiperte, la campagna degli infermieri centra il target

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Una foto in cui s’intravede il sorriso sotto la mascherina e un messaggio motivazionale. Con questa formula l’Ordine delle professioni infermieristiche (Opi) di Treviso ha lanciato la campagna social #vaccinatiperte pubblicando le fotografie di numerosi iscritti al momento dell’immunizzazione contro il coronavirus. Il risultato: centinaia di condivisioni su Facebook, post di incoraggiamento e commenti carichi di speranza nel lasciarsi presto alle spalle la pandemia. Ad inaugurare la “serie” #vaccinatiperte è l’immagine della presidente dell’Opi Samanta Grossi che è anche infermiera della Centrale operativa territoriale (Cot) dell’Usl 2. «Siamo al fianco dei nostri 5.500 iscritti» dice la numero uno dell’Opi «noi infermieri abbiamo il diritto e il dovere di proteggere noi stessi e i pazienti di cui ci prendiamo cura attraverso la vaccinazione. E al contempo dobbiamo dare il buon esempio». Finora il 95% degli infermieri della nostra provincia ha detto sì alla profilassi, resta un 5% di scettici le cui posizioni saranno vagliate dall’ente ordinistico. Oltre alla presidente, la campagna social #vaccinatiperte si compone delle testimonianze e dei volti dei suoi colleghi. «L'infermiere riconosce il valore della ricerca scientifica e della sperimentazione» dice Martina Bortoluzzi del servizio psichiatrico di Conegliano. «Ho deciso di vaccinarmi con piena consapevolezza, per il bene mio e degli altri» aggiunge Tania Fracassi, infermiera blocco operatorio dell’ospedale di Oderzo. «Vaccinarsi è un piccolo gesto sperando in un futuro migliore» sottolinea Dario Casagrande, coordinatore gruppo operatorio di Montebelluna. Segue Daniele Casarin, infermiere dell’Unità professioni sanitarie: «Era da quasi un anno che aspettavo questo momento, il 2021 è iniziato nel modo giusto». Per Gabriella Carraro, infermiera specialista del rischio infettivo per il servizio epidemiologico territoriale, c’è solo un desiderio: «Vaccinati. L'augurio è che questa parola diventi sempre più frequente nella nostra quotidianità». Mentre Maria Teresa Perin, coordinatrice della salute mentale del distretto di Pieve, non ha dubbi: «Finalmente armati per combattere». —
Valentina Calzavara
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