Uno chef ventenne conquista la Cina con i piatti italiani

MOTTA DI LIVENZA. Ha preso il Dragone per il palato: pizza e tradizione italiana per conquistare i cinesi. È finita con la Cina che ha conquistato lui, tanto che al momento di tornare in Italia non ci pensa nemmeno. In fondo, con un proprio ristorante ben avviato, un numero di potenziali clienti in continua crescita, una tassazione vicina allo zero, Enrico De Piccoli, 21 anni originario di Motta di Livenza, a Zhuhai, città da 1,2 milioni di abitanti nel sud della Cina, non sta affatto male. Era partito due anni fa, subito dopo il diploma in un istituto alberghiero, per un’esperienza nel Paese che il papà frequentava per lavoro. Non è più tornato, e ora ha un ristorante (italiano) tutto suo.
«Mi sono innamorato della Cina già durante il mio primo viaggio lì, nel 2006», racconta Enrico via Facebook, eludendo il fuso orario, «è un mondo così grande e totalmente diverso dal nostro che mi affascinò. È una nazione dinamica e veloce, che cresce a un ritmo vertiginoso, e allo stesso modo posso crescere io, professionalmente e personalmente. Più di quanto non farei in Italia». Il ristorante aperto nella regione del Guangdong si chiama AnLìKé: è il suo nome, tradotto in cinese. «Serviamo prevalentemente i piatti classici italiani, ma in menù abbiamo anche del cibo italocinese per i palati non proprio abituati ai sapori occidentali», racconta Enrico, che sogna di aprire una catena vera e propria. Di sicuro la Cina è un Paese che autorizza a sognare: «A fine anno qui sarà inaugurato il ponte più lungo al mondo, 55 chilometri che collegheranno Hong Kong, Macao e Zhuhai, permettendo di percorrere in macchina in 45 minuti un percorso che oggi richiede quattro ore. Questo molto probabilmente sarà un altro grandissimo aiuto che riceverò, dato che la maggior parte dei miei clienti proviene appunto da Hong Kong e Macao, dove i palati sono decisamente più “internazionali”».
Le tasse, come detto, rasentano lo zero, l’affitto costa l’equivalente di 200 euro al mese, un pasto completo si trova anche a 6 euro. Un giro in taxi di 30 chilometri? Sette euro. Ma il Dragone avrà pure qualche squama poco attraente? «Beh, i problemi ci sono», riconosce Enrico, «per esempio la censura delle maggior parte dei siti web occidentali, la difficoltà iniziale a ottenere il visto che ti permetta di lavorare, l’inquinamento e le poche opzioni di svago a disposizione, soprattutto per un ragazzo giovane. La realtà dei cinesi non è assolutamente semplice da capire. La scuola e la famiglia insegnano una e una sola determinata tipologia di mentalità, molto differente da quella occidentale, non è facile farsi dei veri amici per uno straniero. D’altro canto, però, ho la possibilità di parlare e confrontarmi con gente da tutto il mondo che vive nei dintorni». Tornare in Italia? Per ora no. Non a lungo, almeno: «Torno solo durante il Capodanno cinese, a gennaio o a febbraio: lo decide la luna».
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