Unitessile scorpora il marchio

Chiusi 30 negozi, fatturato in calo. Palla: «Costretti dalle banche»
 Nuovo assetto in Unitessile. Per arginare la pressione delle banche il gruppo tessile di Preganziol (1.000 dipendenti nel mondo) ha deciso di scorporare il marchio Ellepi, chiudendo inoltre 30 dei 480 negozi con insegna Iana per sbloccare i rubinetti del credito chiusi dalle banche. Dal primo gennaio 32 dei 153 dipendenti attivi nel trevigiano passeranno in capo ad una nuova società.
 Questa ha sede nello stabilimento di proprietà a Dosson di Casier, creata attraverso una cessione del ramo d'azienda per poter fare cassa e ottenere nuovi finanziamenti dal ceto bancario. Un'operazione che non prevede esuberi ma lascia diversi interrogativi all'orizzonte, secondo i sindacati, preoccupati per la tenuta del già fragile settore tessile.  «Un'operazione a costo zero al momento ma non abbiamo sicurezze per il futuro», hanno detto ieri Wilma Campaner e Andrea Misericordia di Filctem-Cgil e Femca-Cisl all'uscita dall'assemblea con i lavoratori. «Abbiamo deciso di rendere indipendente il marchio di intimo Ellepi che rimane comunque di nostra proprietà - spiega il presidente di Unitessile Giancarlo Palla - le banche ci giudicavano infatti sottocapitalizzati e siamo stati costretti a varare un nuovo assetto che divide le strutture e i centri di costo in base ai prodotti».  Dagli 88,8 milioni di euro del 2006, punto di massimo sviluppo negli ultimi dieci anni, il gruppo ha registrato una diminuzione progressiva del fatturato, sceso fino a 65 milioni di euro nel 2009, con previsione di ulteriore riduzione a fine 2010. Segnali evidenti di una crisi di mercato aggravata da una struttura produttiva e commerciale giudicata ormai eccessiva. «Abbiamo chiuso 30 dei 480 negozi a marchio Iana che risultavano in passivo - continua Palla - riducendo poi il peso della fabbrica in Romania controllata dalla multinazionale Teba, anche questa di nostra proprietà. Una delocalizzazione con benefici ridotti dopo l'entrata nell'Ue della Romania, dove gli stipendi degli operai sono cresciuti improvvisamente».

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