Unicredit cresce e cambia ecco le nuove filiali smart

Nella Marca aumentano correntisti (+2%), raccolta (+8%) e impieghi (+11,3%) Carraro: il sistema dimezzerà i dipendenti ma non abbandoniamo il territorio
Di Fabio Poloni

TREVISO. Nel cuore di un cambiamento «che probabilmente porterà a dimezzare il numero di dipendenti nel settore bancario», Unicredit è pronta a cambiare pelle per adeguarsi alle - nuove - esigenze del cliente. Più home banking per le operazioni semplici, consulenza maggiormente vicina e qualificata per quelle più “ragionate”, dai finanziamenti agli investimenti. E con numeri in crescita su tutti i principali indicatori: clienti, raccolta, impieghi.

Partiamo proprio dai numeri. In parte è l’«effetto Popolari», ovvero la crescita della concorrenza dovuta al crollo di Veneto Banca e Vicenza. «Ma se noi cresciamo è anche perché siamo attrattivi dal punto di vista dei prodotto e dei costi», dice Massimo Carraro, area manager Unicredit di Treviso, «e l’effetto-Popolari ormai è scemato, già dall’inizio di quest’anno». A Treviso e provincia l’istituto che ha inglobato l’ex Cassamarca conta oggi oltre 132 mila conti correnti attivi (+2% da inizio anno), quasi sei miliardi di euro di raccolta totale (5.955 milioni, +8% su base annua), 2.725 milioni di euro di impieghi totali (+11,3% da inizio anno). Saldo positivo anche per l’erogato: mutui casa in crescita addirittura dell’81,5% (toccata quota 73 milioni di euro), presititi privati saliti a 48 milioni (+24% su base annua), mutui alle imprese da inizio anno a 287 milioni.

Numeri che certificano uno stato di salute buono. Solo della banca o anche del territorio? «Chi ha investito bene in questi anni in innovazione e apertura ai nuovi mercati ora raccoglie i frutti e cresce», dice Carraro, «soprattutto all’estero. In questo territorio c’è poi il fenomeno Prosecco a fare da traino, un settore che va fortissimo e attira investitori anche dall’estero: vogliono comprarsi aziende e vigneti». Le sofferenze, tema caldo? «L’ingresso di nuove sofferenze per fortuna si è molto rallentato. Qualche crisi aziendale ancora c’è, qualche problema pure, ma siamo a livelli fisiologici. Il problema del sistema è smaltire quelle vecchie, che hanno avuto due picchi in un grafico a “W” nel 2009 e nel 2011, con numeri che a riguardarli adesso fanno paura».

Fanno paura anche i numeri degli esuberi tra i bancari: saranno 1.500 solo nella Popolare di Vicenza, secondo il presidente Gianni Mion. Le stime di settore parlano di un potenziale dimezzamento dei dipendenti nel giro di dieci anni. «Dirlo non è un azzardo, è semplicemente guardare ciò che sta succedendo», dice Carraro, «la tecnologia rivoluziona anche il mondo bancario, molte cose ormai si fanno solo da computer e smartphone. In banca serviranno sempre meno persone, ma più qualificate». Crisi singole a parte, quella in atto nel settore è una rivoluzione che, nel giro di dieci anni, trasformerà il concetto stesso di banca. Una rivoluzione anche fisica: meno sportelli minuscoli, maggiore concentrazione. Ciò non significa sparire dal territorio, anzi: Unicredit, nello specifico, sta investendo trenta milioni di euro per il progetto “Open” che ridisegna il volto a cinquanta filiali. Nella Marca ora tocca a Villorba (ieri pomeriggio il taglio del nastro) entrare nell’era del nuovo concept, sempre più digitale e con la massima integrazione tra tutti i canali della banca.

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