Un’estate in Sicilia per dare valore ai beni confiscati alle mafie

ZERO BRANCO. Hanno deciso di partire in autonomia, per una settimana d'estate diversa dal solito. Niente ombrellone, spiaggia e discoteche come molti coetanei, ma un camposcuola di servizio e formazione con Libera, l'associazione di don Luigi Ciotti contro le mafie, perdipiù dormendo a terra, in tenda. Sono Vittoria Favero, Alice Bortolato, Federica Gatto, Chiara Marangon, Eva Dal Pozzo e Beatrice Tavella.
Tutte ragazze di Zero Branco, partite ieri alla volta della Sicilia, destinazione Partinico, a 30 chilometri da Palermo. Le prime cinque hanno tutte 17 anni, Beatrice ne ha tre in più. Si sono mosse da sole, informandosi sulle attività di Libera e decidendo di partire. Poche le certezze, se non la voglia di vivere qualcosa di diverso, qualcosa che non fosse banale. Quanto è bastato per scegliere i campi "E!State Liberi!", specifici progetti di formazione sui beni confiscati alla mafia, basati su esperienze concrete, aiutando associazioni e cooperative sociali locali nelle cosiddette “reti territoriali antimafia”, ma anche su testimonianze dirette ed approfondimenti. Qualcosa che aveva già vissuto nei progetti Libera un'altra zerotina, Mariangela Pizziolo, classe 1995, quest'estate impegnata in Campania, che alle altre paesane ha dato anche qualche "dritta". Scelte, quelle delle ragazze, che hanno mosso anche l'amministrazione comunale, che prima della partenza le ha volute incontrare appositamente in municipio. Ma cosa porta una ragazza di 17 o 21 anni veneta a spendere una settimana estiva in dei progetti legati alla lotta alle mafie? Uno degli elementi principali, sentendole parlare, sembra essere la curiosità e, un po', l'andare controcorrente. —
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