Una messa blindata per Priebke

Dopo i funerali infuocati di ieri ad Albano, sabato la messa di don Floriano Abrahamowicz per Priebke sarà blindata. La Digos ha annunciato controlli, e anche il sindaco di Paese Francesco Pietrobon manderà i vigili a verificare che non salga troppo la tensione. La Questura inoltre nei prossimi giorni dovrebbe incontrare don Floriano.Ma ieri la condanna delle parole dell’ex padre dei Lefebvriani è stata unanime: «È meglio nemmeno commentare frasi assurde, di uno che vuole farsi solo pubblicità», ha detto Umberto Lorenzoni dell’Anpi. Anche il sindaco di Paese, la pensa allo stesso modo: «È una sparata perché evidentemente ha bisogno di visibilità. Non ha più una chiesa, non ha più nessuno che lo segua. Avremmo un occhio di riguardo per la sua cappella sabato, ma credo che questa storia debba finire. È morto un criminale, seppelliamolo e chiudiamo il capitolo».
Don Floriano Abrahamowicz ha confermato che sabato alle 19 nella Domus Marcel Lefebvre di via Nenni ci sarà il requiem, aperto a tutti e trasmesso in streaming. Ieri non si è recato ai funerali di quello che lui definisce “l’amico Erich”. «Avrebbero dovuto essere in forma segreta e privata», precisa. Ma aldilà della messa di sabato a generare scandalo sono state le sue parole indulgenti nei confronti di uno dei responsabili dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. «È stato prosciolto due volte, ed è stato mandato in carcere nonostante fosse ultraottantenne. Si chiede a Priebke di pentirsi di cosa? Si è forse chiesto di pentirsi», sono state le sue parole. «Ai partigiani che hanno fatto saltare in aria 40 ragazzi tedeschi disarmati in via Rasella?» Anche la destra lo ha scaricato per queste sue parole. «Buona parte della destra italiana la pensa in modo alquanto diverso», ha spiegato Gianfranco Foti, vittoriese di Intesa per l’Italia. «Credo che ogni defunto abbia diritto a dignitosi funerali e a una giusta sepoltura. Ma trovo fuori luogo le sue esternazioni. Chi appartiene a una destra italiana non può accettare di essere accumunato a un’ideologia distante anni luce dal nostro sentimento che considera Erich Priebke parte integrante di un regime nazista che tanto male ha fatto al mondo, all’Italia e al fascismo».
Le parole di don Floriano però non devono sorprendere. In passato ha più volte assunto posizioni negazioniste. Eppure nelle sue vene scorre un pezzo di sangue ebreo. I nonni infatti provengono dalla Bucovina, la regione, oggi rumena, in cui vivono molti ebrei. I genitori poi hanno preso strade diverse, il padre è un pastore protestante. Don Floriano, 52 anni, nato Vienna, è diventato un lefebvriano della Fraternità Sacerdotale San Pio X che aveva una grande sede a Rimini.
Don Floriano però celebrava principalmente a Lanzago di Silea. Nel 2001 la prima uscita pubblica che lo ha reso famoso. È in quell’anno che celebra una messa in onore dei morti per difendere Mussolini e la Repubblica Sociale. Poi si è avvicinato alla Lega Nord, soprattutto a Borghezio e Bossi. Quest’ultimo nel 2007 ha accettato l’invito ad assistere ad una messa di Don Floriano, affermando che c’era una affinità tra il suo partito e i lefebvriani (che si sono scissi dalla chiesa cattolica dopo il concilio vaticano II e non riconoscono l’autorità papale). Da quel giorno la chiesa lefebvriana di Silea è stata adottata dal Carroccio. Poi la caduta in sfortuna. Dopo altre affermazioni negazioniste in cui ha messo in discussione l’olocausto, Don Floriano è stato espulso dai lefebvriani. Costretto a lsciare Silea, ha aperto la Domus Marcel Lefebvre a Paese.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso