«Una mazzata, ma continueremo a batterci»

TREVISO. «Questa è una mazzata»: Sergio Calvetti, avvocato trevigiano che difende 4mila risparmiatori e azionisti di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, non usa giri di parole. Il trasferimento da Roma a Treviso dei (pesantissimi) faldoni dell’inchiesta per truffa e falso in bilancio su Veneto Banca è accolto come un ostacolo in più sul percorso, già complicato, verso il risarcimento dei soci.
A preoccupare non solo le tempistiche, che rischiano di far slittare verso la prescrizione un processo ancora in fase di gestazione, ma pure la qualità del lavoro che si troverà a dover affrontare la Procura di Treviso, già intasata. «A Treviso c'è effettivamente carenza di giudici e personale», spiega Calvetti, «per due anni la documentazione è stazionata a Roma, questo pone anche delle questioni pratiche in fase di trasferimento. Ora infatti ci dobbiamo augurare che arrivi già tutto pronto a Treviso per chiudere le indagini in poco tempo. Lo scambio di faldoni fra Roma e Treviso presuppone, per non inceppare la macchina della giustizia, rapidità, precisione, sforzi notevoli». Calvetti ricorda infatti che al momento non si sa ancora quali potranno essere tutti i reati contestati e a quante persone, per cui la Procura di Treviso sa soltanto che l’impegno sarà enorme, ma senza ulteriori dettagli.
«Se la Procura si metterà al lavoro dopo la scrematura delle perizie fatte a Roma, ci saranno soltanto problemi organizzativi, ma una parte importante di lavoro sarà fatta. Altrimenti sarà tutto molto più gravoso» spiega ancora Calvetti. L’avvocato trevigiano è duro anche nei confronti del procuratore Michele Dalla Costa, che ieri ha lanciato l’allarme: «Il rischio di prescrizione c’è sempre in tutti i processi, ma non vorrei che questo allarme gettasse ancor più nella disperazione gli azionisti, che in gran parte non hanno potuto recarsi dai loro avvocati perché privi di disponibilità economica. Ora si ritrovano anche senza garanzie giudiziarie. Mi auguro che le esternazioni della Procura non li facciano desistere».
Se, come ha paventato la Procura, il filone trevigiano del processo dovesse impantanarsi in lungaggini tecniche e burocratiche, gli azionisti hanno però a disposizione un “Piano B”: a Roma è rimasto infatti il filone penale per il reato di aggiotaggio, e gli ex risparmiatori di Veneto Banca si costituiranno parte civile per avere diritto a cospicui risarcimenti in caso di condanne dei responsabili. «I due processi viaggeranno parallelamente», spiega Calvetti, «nel filone romano chiederemo che, come accaduto per la Popolare di Vicenza, nel processo siano inserite anche la banca stessa e la società di revisione dei conti, non soltanto i singoli amministratori. Da Roma gli azionisti potranno comunque avere il risarcimento del danno, e un rinvio al giudizio civile dove finalmente si discuterà della quantificazione del danno, e non più della responsabilità, forti del giudizio penale». Insomma, Roma o Treviso, purché arrivi un risarcimento: «Nonostante tutto quello che sta capitando, ciò che non riusciremo ad avere da una parte lo cercheremo dall’altra. Vogliamo soltanto che i responsabili siano identificati e puniti».
Andrea De Polo
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