Una causa civile per la morte dell’assessore
Il caso dell’assessore di Nervesa Gianni De Lorenzi, morto lo scorso gennaio a seguito di una infezione da Mycobacterium Chimaera contratta nel 2011 in sala operatoria al Ca’ Foncello, finirà davanti al giudice civile, quindi con una richiesta di risarcimento danni che si preannuncia sostanziosa. «Abbiamo deciso di agire nei confronti dell’azienda che ha prodotto il macchinario adoperato per l’intervento, vale a dire la Sorin che fa capo alla LivaNova. L’obiettivo è che il caso del nostro paziente sia valutato con un contraddittorio sereno», spiega l’avvocato Simone Zancani, che difende la famiglia dell’assessore deceduto. Non è stata sporta alcuna denuncia, quindi nessun procedimento penale verrà avviato. «Non è stato fatto un esposto in Procura poiché si è ritenuto che questa non fosse la sede corretta per la soluzione del “caso Chimaera”» prosegue il legale, «la Regione e le autorità sanitarie non hanno bisogno della denuncia penale per muoversi e risolvere il problema». Nella vicenda più intima e personale che ha toccato la famiglia De Lorenzi, del lutto e dell’amara scoperta di ciò che lo ha provocato, l’avvocato Zancani preferisce non entrare. «I familiari speravano di restare nell’anonimato, lontano dal clamore mediatico», aggiunge il legale, «il loro desiderio era di portare a conoscenza una storia che non è un caso isolato». Per l’avvocato Zancani, l’insegnamento da trarre è solo uno: «Non è mai sufficiente l’attività che si fa per prevenire le infezioni in ospedale e non sono mai un risparmio le risorse sottratte ai protocolli di valutazione del rischio clinico». —
V.C.
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