Una casa per l’arte erotica della legatura giapponese

Inaugurato ieri a San Giuseppe lo Shibari Loft, luogo d’incontro e apprendimento «Bisogna imparare le tecniche di sicurezza: così ci si può abbandonare all’altro»

Curiosità prima di tutto e tanta voglia di provare qualcosa di diverso. Desiderio di trasgredire e di non porre freni alla fantasia. Alzare l'asticella del limite, ma avere nello stesso tempo paura di farlo. Ci si avvicina così al mondo dello Shibari, l'arte giapponese del bondage, ovvero la pratica che si serve di corde e nodi per procurare piacere. Ed è autentico boom nella Marca, dove ieri sera è stata data la grande festa per l'inaugurazione della nuova sede dell'associazione culturale Shibari Loft, in Strada dello Scudetto 19/c a Treviso. Un ampio locale di 120 metri quadri nella zona artigianale restaurato di fresco, con parquet e travi a vista, un palco per le esibizioni di bondage, vari punti di sospensione con anello, uno schermo gigante per proiettare film e video, uno studio fotografico e dei kimoni antichi e vintage da indossare durante le sessioni.

«È uno spazio dove trovarsi e socializzare con chi ha gli stessi interessi, iniziare i primi passi verso questa disciplina dove si impara a comunicare in maniera efficace, si sviluppa la capacità di dialogo, si cerca il consenso dell'altro per stimolare un rapporto emotivo con il proprio partner», afferma Enis Trevisi, 42 anni, trevigiano, che assieme alla moglie Angel Hudgins ha fondato due anni fa l'associazione che conta quasi 120 soci (costo dell'iscrizione è 10 euro e comprende una copertura assicurativa) e che da oggi mette in pista il corso base di quindici lezioni di Shibari che consta già di cinque turni (gratuito, dal contributo responsabile). «Un corso prevalentemente tecnico, dove apprendere i primi rudimenti che riguardano soprattutto la sicurezza e la negoziazione con l'altro», spiega Enis, «perché quello che facciamo è complesso, intimo, pericoloso, comporta dei rischi. Non si affronta questa disciplina a cuor leggero: non si sperimenta. Vanno capiti i limiti e non deve essere rischioso quando si rimane da soli». Non c'è un profilo tipo di persona che si avvicina a questa arte del Sol Levante. I soci di Shibari Loft hanno un'età che varia dai 18 ai 60 anni. La metà è costituita da single, l'altra metà da coppie. Non si fanno discriminazioni di genere. «Siamo principalmente una comunità», riprende Enis, «non è necessario avere un partner per venire alle sessioni dove c'è chi preferisce legare (Top) ed è la parte attiva e chi farsi legare (Bottom) ed è la parte ricevente. Ci si sceglie a pelle, a volte casualmente. Il gesto è soprattutto artistico, dove è essenziale la forma estetica. Non è detto che debba sconfinare nel sesso». Ma è comunque chiaro che provare intimità differenti è la molla principale che spinge una persona ad avvicinarsi allo Shibari. «Curiosità, scoprire quello che c'è dietro un gesto. Quello che facciamo è una sfida fisica con posizioni sempre più estreme. La finalizzazione della sessualità bondage è il piacere. Cercare adrenalina è parte del bello di questa pratica dove si è nelle mani, sicure, dell'altra persona. Un brivido che non passa con il tempo e che cerchiamo di far vivere con sicurezza».

Infinite sono le combinazioni prodotte dalla corda e i nodi che avvolgono la persona, con posizioni dalle geometrie complicate tra le quali, quelle più ricercate, sono «quelle con cui ci si ritrova sospesi da terra, appesi con le corde al soffitto». Per questo è essenziale sviluppare e coltivare la cultura del consenso, capire il modo migliore di chiedere le cose al partner. Che può dire “no”, senza paura, è libero di interrompere la sessione in ogni momento. «La capacità di intesa che si sviluppa tra partner nel bondage è superiore alla norma di tante relazioni solite», giura Trevisi. «Provare per credere»

Lieta Zanatta

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