Un ribelle nel boom Bianciardi a Milano ritratto da Pino Corrias

di Alessandro Zago
La Milano del boom, dello stordimento da benessere improvviso, eldorado per un provinciale che sogna di fare l’artista. E tanti, tra fine anni 50 e primi 60, furono i vitelloni di talento che dalla provincia inseguirono una «carriera» a Milano e a Roma: Fellini, Parise, cento altri. Nella Milano del Miracolo arriva anche Luciano Bianciardi, grossetano: lì lavora come traduttore per le case editrici fino a che, nel 1962, nella boheme di via Brera, con «La vita agra» diventa improvvisamente famoso. Anche se quel libro è la storia di un alienato che vuole piazzare una bomba nel Pirellone, un atto d'accusa contro le illusioni del boom economico. Sperava Bianciardi, che quel libro facesse «incazzare». E invece, oltre al successo, alla fine ottiene solo di far soffrire la donna che ama, Maria, che nel romanzo trasfigura irriconoscente. L’anarchico Bianciardi, l'arrabbiato, che aveva scritto opere civili come «I minatori della Maremma» con Cassola, sempre più ammalato di angoscia, sempre più avvelenato dalla grappa, si trova davanti a un bivio: integrarsi o autodistruggersi.Sceglierà la seconda strada. «Quel che potevo l'ho fatto _ scrive a un amico - ma non è servito a niente. Anziché mandarmi via da Milano a calci in culo come meritavo, mi invitano a casa loro». Scrive giorno e notte, traduce come un folle i grandi americani, nei ritagli di tempo inventa i suoi libri, snocciola articoli su Guerin Sportivo, Il Giorno, le Ore. Sul Guerin tiene una rubrica con la quale parla di calcio per parlare di tutto il resto, altrove scrive di televisione, anticipatore del nostro declino come fu Sergio Saviane. Sempre più isolato, perso, si trasferisce a Rapallo, poi torna a Milano, dove muore di cirrosi nel 1971, a quarantanove anni. Al suo funerale, una manciata di persone. Poi lunghi anni di oblio sulla sua opera. Fino a che nel 1993 Pino Corrias scrive un libro bellissimo «Vita Agra di un anarchico», appena ristampato nell'Universale Economica Feltrinelli (9 euro). Una biografia da leggere assolutamente, per cominciare ad amare l’opera di Bianciardi ma anche per capire il nostro paese mancato, tra speranze e illusioni: le notti insonni, il Derby Club, gli amici Mulas, Jannacci, Dossena, Arpino. Un lungo racconto del come eravamo quando eravamo comunque migliori, fitto di testimonianze di chi ha conosciuto Bianciardi.
Raccomandato se vi piace: «Vicini da morire . La strage di Erba» di Pino Corrias, «La vita agra» e «Il lavoro culturale» di Luciano Bianciardi.
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