Un bacino antiallagamenti dove c’era la cava Bergamin

RIESE. Un bacino di laminazione che mette in sicurezza dalle alluvioni Castelfranco e l’Alta Padovana e che vuole essere il segnale tangibile che dopo 80 anni il Veneto ricomincia ad investire contro...
Borghesi Riese Pio X inaugurazione cava Bergamin
Borghesi Riese Pio X inaugurazione cava Bergamin

RIESE. Un bacino di laminazione che mette in sicurezza dalle alluvioni Castelfranco e l’Alta Padovana e che vuole essere il segnale tangibile che dopo 80 anni il Veneto ricomincia ad investire contro il rischio idrogeologico. Una ragione più che sufficiente perché ieri sia stato il governatore del Veneto Luca Zaia a tagliare il nastro del nuovo sistema di protezione presso l’ex cava Bergamin a Riese, un’opera che interverrà per i guai derivanti dall’acqua in tutti i sensi, essendo una cassa di espansione da 500mila metri cubi in caso di alluvione, ma anche un bacino idrico in caso di siccità. Quest’opera ha previsto la realizzazione inoltre di un canale di scolo di circa 600 metri dal torrente Brenton alla cava stessa, con costo totale dell’intervento di 6 milioni di euro. Per il presidente del Consorzio Bonifica Piave, Giuseppe Romano, che gestirà l’impianto di proprietà regionale è «un’opera importantissima sia per la prevenzione dei rischi ma anche perché si tratta di una cava recuperata e bonificata». Soddisfatti del risultato raggiunto dopo oltre dieci anni di lavoro sia il sindaco di Riese, Gianluigi Contarin, che il suo predecessore, ora consigliere regionale, Luca Baggio, per quella che era una potenziale discarica. Nel suo intervento Zaia innanzitutto ricorda l’ultima grande calamità idrica, quell’alluvione del 2010 e il forte impegno della Regione che ha portato a rifondere il 75 per cento dei danni subiti. Ora la sfida è prevenire: «Il futuro è continuare su questa strada, volendo mettere in sicurezza tutto il Veneto. La vera sfida è investire e la Regione nel suo bilancio per la prima volta ha inserito 50 milioni con queste finalità». Ma Riese è anche a pochi chilometri da Barcon, dove i comitati che si oppongono al polo agroindustriale hanno invitato Zaia a dire no al progetto: «Su Barcon c’è una fase istruttoria sulla quale non voglio entrare nel merito, voglio che si esprimano il consiglio comunale quello provinciale tutte le autorità che devono dire la loro sulla compatibilità o meno dell’intervento e poi alla fine c’è il decreto del presidente della Regione. Cerchiamo di non capovolgere le procedure, perché così si creano solo alibi». (d.n.)

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