Ulivi malati, allarme tra i produttori a Vittorio Veneto

Ma Baccichetti rassicura: «Non è la Xylella che ha fatto strage di piante in Puglia, bensì un problema fitosanitario»

VITTORIO VENETO. Ma a Ceneda è arrivata la Xylella Cenetensis? «No», risponde Sebastiano Baccichetti. È lui uno dei più importanti coltivatori di ulivi delle Pedemontana vittoriese. «L’anno scorso abbiamo avuto dei problemi. Speriamo che non si ripetano quest’anno, ma quanto si sta verificando non ha nulla a che vedere con la moria che c’è stata in Puglia».

Baccichetti coltiva da decenni – ed è stato il primo a farlo – un uliveto sulle pendici del colle San Paolo, alle spalle di Ceneda. Chi si inoltra per i sentieri della suggestiva montagna ha modo di constatare che alcune piante di ulivo non stanno affatto bene. «Nulla di grave, stiamo provvedendo a risolvere il problema che è di tipo fitosanitario; nulla di preoccupante», precisa Baccichetti. L’anno scorso, però, in autunno, non si è fatto raccolto, né qui né altrove, lungo la Pedemontana. Sono rimasti fermi anche i frantoi per la produzione di olio. La convinzione personale di Baccichetti è che si sia trattato del risultato di un andamento climatico particolarmente avverso: molto freddo nella prima parte dell’anno, poi temperature torride, per cui la maturazione delle olive ne ha gravemente risentito.

Dal Quartier del Piave a Cordignano sono ben 400 mila le piante messe a dimora. Si tratta di coltivazioni familiari; poche vanno oltre i mille ulivi. Ma il prodotto in tanti casi è eccellente, come quello di Baccichetti, che viene considerato un olio di elevata qualità, tra i migliori in Italia. «Sono un assaggiatore e confermo che il mio olio è ritenuto buono, ma non eccelso; ce ne sono di migliori», si schernisce, «È vero, l’ho inviato anche in Giappone e negli Usa, ma andiamo piano con i superlativi». È evidente, comunque, che se questi sono i presupposti la preoccupazione degli olivicoltori è comprensibile perché le produzioni, seppur familiari, costituiscono un’integrazione del reddito non indifferente. «L’olio di queste colline», afferma Baccichetti, «è il primo cugino del Prosecco. E non solo per la qualità del prodotto ma anche per la semplicità della lavorazione».

La produzione della famiglia Baccichetti, tra colle San Paolo ed altri siti, arriva circa 40 quintali di olio l’anno. Di misura inferiore quella della maggior parte delle famiglie che, possedendo dei versanti collinari, hanno deciso di piantare ulivi piuttosto che abeti o altri alberi. «Sarebbe un vero peccato che problematiche come quelle riscontrate l’anno scorso, e che non vorremmo si ripetessero quest’anno, frenassero l’entusiasmo di numerosi coltivatori che hanno fatto scelte come la nostra», prosegue Baccichetti. Il produttore cenedese incrocia le dita. «Vediamo nelle prossime settimane che cosa accadrà. Escludo, lo ripeto, la Xylella che, tra l’altro, è stata marginalizzata in Puglia e che non è arrivata in altre parti d’Italia, tanto meno in Veneto. Speriamo anche che non si tratti di quel fungo killer di cui ha parlato qualche esperto l’anno scorso. La stagione», conclude Baccichetti, «sembra garantire un clima equilibrato; i risultati non dovrebbero mancare».

 

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