Uccise la madre, lascia il carcere in permesso. I parenti della donna: "E' uno scandalo"

ODERZO. Sono indignati i parenti di Graziella Barbiero, la mamma di Faè uccisa di botte dai figli Benjamin e Brian che volevano allontanarla dalla casa del padre, che speravano di ereditare. Sapere che Benjamn, a neppure sei anni dai fatti, ha goduto di un permesso di 4 giorni per buona condotta li ha indignati
Il suo conto con la giustizia Benjamin lo salderà soltanto nel maggio del 2019. Ma evidentemente Benjamin Baldissin, condannato in via definitiva a 12 anni e 8 mesi insieme al fratello Brian, con l’accusa di omicidio preterintenzionale per la morte della madre Graziella Barbiero, è stato giudicato già meritevole di un permesso premio di quattro giorni. A concedere all’uomo la speciale licenza, è stato il magistrato di sorveglianza di Firenze, che nel caso in questione è l’istituto competente territorialmente: Benjamin sta infatti scontando la pena presso il carcere di Gorgona, in provincia di Livorno, dove nella più piccola isola dell’arcipelago toscano i condannati in cambio anche di una piccola retribuzione coltivano campi e allevano animali.
Nessun dubbio sulla sincerità del ravvedimento dell’uomo, e tanto meno sulla sua condotta a dir poco impeccabile, che gli è già valsa uno sconto di 45 giorni per ogni anno trascorso in carcere. Ma la decisione del magistrato di sorveglianza sembra destinata a sollevare polemiche. Soprattutto sotto il profilo umano, se non proprio sotto l’aspetto giuridico.
Dalla sentenza di primo grado fino al verdetto definitivo della Cassazione, i giudici hanno sempre qualificato l’evento accaduto all’alba del 22 novembre del 2006 nell’abitazione di Faè di Oderzo come omicidio preterintenzionale: in sostanza Benjamin e Brian aggredirono la madre che poi morì a causa di un’emorragia interna provocata da due colpi alla testa. Non volevano ucciderla. Volevano convincerla con le maniere forti a lasciare quella casa in cui loro vivevano con il padre, visto che la donna aveva già rifiutato di accettare una “buonuscita” di 170 mila euro.
Una lite per motivi economici, degenerata in un fatto gravissimo. Ma a sconvolgere l’opinione pubblica in quei giorni, fu soprattutto il comportamento tenuto dai due figli dopo l’aggressione alla madre: abbandonarono il suo corpo in un campo in riva al Piave a Cimadolmo, come fosse stato un sacco per le immondizie; tentarono maldestramente di depistare le indagini, lasciando sul cruscotto dell’auto anche un biglietto firmato da un presunto amante; pronunciarono nei confronti della donna appena morta giudizi sprezzanti, catturati dalle intercettazioni.
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